mercoledì 27 maggio 2009

Cambio cambio cambio, di mentalità...



Chiuso il sondaggio sull'Optimist troppo agonistico. I risultati parlano chiaro: alla domanda se l'attività Optimist sia agonisticamente troppo esasperata per i giovani, su 56 votanti, 27 (il 48%) hanno risposto SI, 13 (il 23%) hanno risposto NO, e 16 (il 28%) hanno risposto che l'attività "va regolata un pò". La discussione ferve ed è solo all'inizio, ma la maggioranza è netta: troppo stress per i piccoli Optimisti di oggi, e non va bene.

L'argomento è una minima parte di un processo di mutazione che, volenti o nolenti, coinvolgerà la vela, giovanile e non, italiana e non, negli anni a venire. Anzi la mutazione è già in essere. Se il mondo delle regate Optimist, ma anche di altre classi giovanili, si è sviluppato fino a dover essere definito "esasperato" o "stressante" per baby-atleti di 9-10-12 anni, il fenomeno ha origini lontane e mondiali. A guardare bene, gran parte degli sport a livello giovanile soffre da anni della tendenza alla ricerca prematura del campione, da coltivare sempre più giovane, al punto che siamo arrivati a organizzare le Olimpiadi giovanili (Singapore 2010, prima edizione). Di più: insegnare ai giovanissimi sempre più cose e sempre prima, coinvolge sport ma anche arti, mestieri, discipline, come sanno bene tutti i genitori (stressati a loro volta). E' il mondo, baby. Impossibile da cambiare. Forse.

O forse, provare a cambiare (almeno un po') è possibile. Premesso che sul palcoscenico non sta andando in onda un referendum pro-o-contro l'Optimist (piaccia o no, la barchetta funziona alla grande), torniamo sul Grande Progetto (nome in codice "Youth", tanto per anglosassonizzarci subito) che la FIV sta preparando sul tema della vela giovanile.

Chiariamo subito che il progetto Youth che la Nuova FIV ha in cantiere non attiene alla promozione della vela, nè alle scuole di vela, ma riguarda il "percorso" e il "reclutamento" tecnico di giovani velisti finalizzato al loro approdo sulle classi della Vela Olimpica. Così inquadrato, e pur nelle sue linee generali che sono state anticipate in queste settimane, il progetto resta comunque un bel salto, una novità profonda. "Non è un lavoro semplice, e non sarà breve, ma dobbiamo arrivare a un cambio di mentalità", è l'idea di Pino Barbieri, decano dei consiglieri di presidenza FIV e responsabile del Settore di competenza. "Il progetto mi sta impegnando a fondo, ci crediamo molto, è un tentativo che va fatto - continua Barbieri, che nel precedente quadriennio si è occupato con ottimi risultati delle Scuole Vela FIV - Troppo agonismo è riconosciuto anche dalla classe Optimist, e soprattutto va creata una "multilateralità" dell'accesso alla vela: i giovani devono provare più classi, singolo, doppio, tavole, multiscafi...dobbiamo creare prima di tutto dei marinai. Poi, dai 16 anni in su, chi avrà voglia, capacità e il fisico adatto, potrà specializzarsi con i nostri tecnici sul tipo di classe più adatto alle sue caratteristiche. L'importante è non specializzare un giovane a 12 anni".

Una rivoluzione "culturale", profonda, con argomenti interessanti, che per forza di cose coinvolgerà anche Scuole Vela e Promozione. Ma certo di lunga attuazione. "Un cambiamento del genere non si puo' fare con una Normativa - dice ancora Barbieri - Ci vorranno 4 anni e altri 4 per consolidarlo. Sempre che i riscontri siano positivi, e pronti a eventuali correzioni di rotta. In questa fase siamo alle linee teoriche. Ora viene il difficile, inserire i contenuti, gli aspetti formativi, i piani di fattibilità...la "creatura", cioè il progetto scritto, si vedrà non prima di 2 mesi. Per quanto riguarda l'attuazione - conclude Barbieri - è prevedibile che ci sarà più carico sulle Zone, braccio operativo del progetto, e quindi più risorse destinate a loro. Ma la FIV manterrà il controllo e l'indirizzo tecnico-politico".

Buon lavoro Pino, Anna, Luca e Paolo... Non sarà facile nè indolore, ma apprezziamo lo sforzo e da oggi aspettiamo fiduciosi gli sviluppi. Intanto continuiamo a ritenere: 1) che il progetto avrebbe dovuto fondarsi dall'inizio su un forte radicamento e coinvolgimento della base periferica (visto che toccherà a loro applicarlo), col vantaggio di nascere già arricchito dai consigli e dalle esperienze di chi la formazione dei giovani velisti la vive ogni giorno da decenni; 2) che il continuo riferimento a modelli anglofili sia fuorviante perchè siamo in Italia, in Mediterraneo, figli di mamma, e darwinianamente diversi dai sassoni; 3) che la multilateralità, ormai ampiamente adottata dalla Scienza dello Sport e anche applicata alla vela, così come il necessario riferimento al "gioco" per i bambini più piccoli, è un concetto da applicare nei tempi giusti e limitato alle fasi di approccio giovanile, perchè per ottenere prestazioni agonistiche è necessaria la specializzazione; 4) che le Zone, e ancor più i Circoli, vanno preparati per tempo, in strutture e mentalità, e non si puo' pretendere che siano in grado mettere in pratica da subito le novità; 5) che il "mondo Optimist" non va demonizzato e deve restare, con i necessari aggiustamenti, la grande risorsa che è oggi per la vela giovanile in tutto il mondo, sia dal punto di vista tecnico che umano per le competenze e le professionalità che esprime; 6) che bisogna considerare attentamente il rischio che la nuova impostazione sia praticabile solo da Circoli e strutture "ricche", e quindi escluda dallo sviluppo le realtà più piccole ed economicamente deboli.

La strada è lunga, ma mi piace. Perciò parliamone, senza paura, la trasparenza è questa.

Lettori fissi