domenica 30 maggio 2010

Giulia Conti & Giovanna Micol: la vela si inchina alle reginette azzurre

Vela azzurra in trionfo alla Delta Lloyd Regatta di Medemblik, quinta tappa di Coppa del Mondo della vela olimpica ISAF, con il successo d'autorità, potenza e bellezza di G&G, le atlete della Marina Militare Giulia Conti e Giovanna Micol. Una Medal Race in scioltezza, di controllo, forti di un grande vantaggio sulle inseguitrici (tutte le più forti pretendenti al podio di Londra 2012).

Giulia e Giovanna sono in questo momento (con Alessandra Sensini, assente a Medemblik, con i Sibello, con Gabrio Zandonà e l'attuale prodiere Pietro Zucchetti) il distillato di classe più pura che la vela olimpica azzurra può esprimere a due anni dai Giochi. Non da oggi: il talento della giovane romana era emerso già sull'Optimist, poi si era trasferito (un po' acerbo) nel triplo olimpico Yngling, e infine ha trovato già nel quadriennio scorso un equilibrio perfetto con la brava prodiera triestina. Il mix di bravura e preparazione - orchestrato da un tecnico di lunghissimo corso, esperienza e dedizione incrollabile, come Guglielmo Vatteroni - delle nostre G&G è il tesoretto della nostra vela in questi anni e per quelli a venire. Ed è tutto in quell'abbraccio, con le pettorine gialle e il numero 1 sul petto. Si sono loro, oggi, le numero uno del 470 olimpico. E sono anche due bei personaggi, con tanto da dire.

(Eppure, alle 19,56 di questa domenica d'estate, senza calcio, l'ineffabile carrarmato della comunicazione federale non ha ritenuto di emettere un comunicato stampa: le-nostre-veliste-hanno-vinto-una-regata-di-coppa-del-mondo. Non vi basta ancora? Presidente Croce: è questo che intendeva con: "Stiamo lavorando affinchè questi ragazzi (gli atleti delle squadre olimpiche, ndr) diventino dei personaggi pubblici.(...) Un costante focus sugli atleti li trasformerebbe in celebrità della vela in grado di attirare sponsor e attenzione mediatica. Se avessimo un gruppo di ragazzi più noti, per noi sarebbe tutto più facile". ? Di questo passo, sarà difficilissimo.)

Il resto delle classifiche e dell'andamento di Medemblik, cliccando sul logo dell'evento nella colonna di destra.

Il lento (e glorioso) viale del tramonto dei vecchi dinosauri


C’è un feeling speciale, un po’ amarognolo, che comincia a fuoriuscire a margine delle (belle) regate del Louis Vuitton Trophy La Maddalena. A parte il paradiso sardo, il clamoroso livello dei partecipanti (tra skipper, timonieri, tattici, strateghi, squadre e persino organizzatori, c’è veramente il meglio del meglio della vela planetaria), e l’indefinibile attenzione del pubblico (successo o flop? Ancora non si può dire, anche se di sicuro La Maddalena è lontana dai record di partecipazione toccati a Trapani). Si tratta delle barche.

I cari vecchi ACC5, dinosauri reduci dalla Coppa America di Valencia 2007, due BMW Oracle e due Mascalzone Latino equalizzati e standardizzati per i match del Louis Vuitton tour: neri, stretti, anche belli, profondi, pesanti, lenti. Dove una volta c’era il pinnacolo della vela agonistica, oggi si trascinano dei gloriosi mammuth, affascinanti nella loro enormità, ma col peso dell’età ormai non più nascondibile. Prendete James Spithill, il più giovane timoniere nella storia ad aver conquistato l’America’s Cup, ma con un trimarano di 90 piedi: “Era dal 2007 che non salivo su queste barche, e devo ammettere che sono piuttosto annoiato, sono lente e obsolete”. Lo stesso feeling lo ha raccontato John Kostechi nel passaggio dai plananti scafi della Volvo Ocean Race agli ACC che ancora ereditano logiche da classi metriche: "Passare da un VOR70 a un Coppa America può annoiare, è un altro tipo di vela".


Anche uno sponsor attento alle tradizioni “nobili” dello yachting e della Coppa, come Louis Vuitton, si renderà presto conto di questo feeling che sta lentamente pervadendo i velisti, i team, lo stesso pubblico. Passare da un multiscafo a un ACC5 è una esperienza che non aiuta lo spettacolo. I vecchi classe coppa america insomma stanno morendo in azione, regalando scampoli di nostalgiche sfide, e persino qualche “botto” come s’è visto tra Aleph e Azzurra. Andranno presto in pensione, come i loro altrettanto gloriosi predecessori, i J Class, i 12 Metri.


Il futuro è altrove. Ma nelle stanze dei bottoni lo hanno capito bene, e ci stanno lavorando. I designer indipendenti che si sono già riuniti a Valencia per stilare le caratteristiche dele prossime barche di Coppa America, lavorano su due possibilità: un multiscafo, o un monoscafo ad alte prestazioni, leggero e planante, tipo (per intenderci) RC44 evoluto o giù di lì. Il lento (e glorioso) viale del tramonto dei vecchi dinosauri trova un palcoscenico ideale nelle regate del circuito Louis Vuitton. Ma entro l'anno defender e challenger of the record renderanno note le specifiche della nuova ACC. E allora davvero inizierà una nuova epoca.

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