martedì 28 luglio 2009

Centri Federali, ci pensa Aldo


(Nella foto uno scivolo con 470 e sullo sfondo gommoni al gavitello. Cascais 2007, ISAF Worlds)


Ora che anche il Consiglio Federale ha deliberato, l’incarico di Aldo Tomasina è ufficiale. E’ lui l’uomo dei Centri Federali che verranno. Un manager, come previsto dal presidente Croce. Un manager amico, di estrazione Yacht Club Italiano, e sicuramente capace. Chi è, come sta lavorando e come svilupperà il suo incarico? Come devono comportarsi i (tanti) circoli velici affiliati o le Zone che vogliono proporre una location quale sede di un Centro Federale?

Aldo Tomasina, 49 anni e tre figli, è un imprenditore nautico (il suo Toy Marine realizza yacht a motore dall’inconfondibile stile “lobster boat”) con una solida formazione manageriale: ha lavorato con le più importanti multinazionali USA nei beni di largo consumo, laureato in Economia, inizi in Unilever come Marketing Manager, poi Jacob Suchard, Kraft, Philip Morris. Nella vela (che è una sua passione) è entrato dopo un incontro con Patrizio Bertelli che lo ha voluto come general manager di Prada America’s Cup 2000, quella della vittoria di Luna Rossa nella Louis Vuitton Cup. Come era andata, me lo raccontò in un capitolo del mio libro su Luna Rossa, da cui traggo alcuni dei brani dell’intervista che segue, insieme alla chiacchierata fatta oggi.

“Un amico lavorava per Patrizio Bertelli, il fatturato di Prada già all’epoca cresceva di quasi 200 miliardi all’anno (non erano ancora i tempi delle acquisizioni), e lui era quindi sempre a caccia di nuovi manager. Così ho avuto un paio di colloqui con Patrizio Bertelli, senza esito immediato ma probabilmente con l’inserimento nella sua casella ‘manager’. La seconda occasione di incontro è data dalle banchine di alcune importanti regate del Mediterraneo, incontri tra marinai, a parlare di barche, di progetti. Credo di essere entrato allora nella seconda casella: ‘velista’. Un giorno di febbraio, ero tornato dagli Stati Uniti nel pomeriggio e la sera ero già a mangiare da lui. Mi ha chiesto cosa stessi facendo, ma non mi ha fatto neanche finire: - Noi facciamo la Coppa America, lei cosa fa? Ho fatto finta di pensarci, ma avevo già accettato. Perché un progetto come questo, da qualunque parte lo si guardi, è splendido. Sia sotto l’aspetto manageriale che per il fatto di fare una cosa che ti piace. Il massimo.”

Così l’allora quarantenne Aldo si ritrova nel bel mezzo della più bella coppamerica a memoria di contemporanei italiani, e fa la sua figura. Deve far ruotare bene l’organizzazione, i budget, le persone, i designer, i velisti, la ricerca, la logistica...

“La Nuova Zelanda è a più 35 giorni di nave dall'Italia, e abbiamo lavorato per quasi tre anni alternando periodi di sei mesi in Italia ed in Nuova Zelanda per non interrompere mai il programma sfruttando le stagioni invertite. Abbiamo dovuto costruire ed allestire due basi operative, ognuna con uffici, capannoni e officine oltre alla veleria alla palestra ed al nostro ristorante. Poi ogni sei mesi chiudi da una parte e riapri dall'altra e trasferisci tutto quello che serve all'attività e le persone dall'altra parte della terra e ricominci a lavorare cercando di minimizzare i tempi di fermo.”

Un bell'esercizio organizzativo e di pianificazione.

“Il progetto globale deve comunque essere inquadrato in una logica di pianificazione, tutto ha il suo risvolto economico. Il nostro direttore finanziario ha un compito delicato, si trova a lavorare con personaggi poco abituati a fare previsioni di spesa, a dover fare i conti con ordini, fatture e bolle di accompagnamento. Eppure se un timone deve arrivare in un certo momento devi avere controllato e pianificato anche gli aspetti economici, non sbarcano il piombo per fare un bulbo se non hai il contante pronto. E’ un progetto dove deve essere tutto molto ben organizzato per funzionare bene, perché ci sono 80 persone nel Team con fornitori in tutto il mondo, piani di lavoro che si devono incontrare, come le vele (fatte in Nevada) con gli alberi (fatti ad Auckland). La coerenza del progetto: la pianificazione dei tempi ed il controllo della spesa sono un bell'esercizio di managment.”

Un esercizio piacevole, quando hai 50 milioni di dollari di budget dichiarato a disposizione, per vincere la coppamerica.

“Il budget era impostato all’inizio e suddiviso per centri di costo. Avevamo un controllo mensile dell’avanzamento del budget, affidato a una struttura amministrativa con metodologie aziendali: ogni mese controllava le risorse che venivano riallocate secondo le esigenze. Tutto questo è possibile grazie al fatto di sapere fin dall’inizio la disponibilità finanziaria per il progetto. Il nostro era un budget ampio, ma chiuso. Ciò costringe a fare delle scelte e focalizzare le risorse sui singoli aspetti.”

Proviamo a fare una suddivisione del budget tra i vari settori della sfida?

“Quello che è andato direttamente sulle barche è il 40-45%. Che significa programma di ricerca e sviluppo, design, costruzione delle barche (anche in questo caso la filosofia del controllo e gestione delle risorse in prima persona è stata applicata in pieno, visto che abbiamo fatto un nostro cantiere), progetto delle vele: in altri termini tutto quello che è finalizzato alla velocità delle barche. Poi c’è un 25-30% di logistica pura, gestione della base, manutenzione, programma legato all’attività tecnica delle barche in mare per due anni, gommoni, benzina, modifiche all’attrezzatura, bulbi di prova, spostamento materiali tra Italia e Nuova Zelanda, etc. etc. Infine un 25% che è andato sui costi di gestione più tradizionale: vitto, alloggio, l'abbigliamento gli stipendi delle persone, le spese generali, spese legali eccetera.”

In tema di management, Patrizio Bertelli ha sorpreso tutti con una serie di affermazioni sul marketing: in sostanza il capo di Prada afferma che tutte le regole e le ipotesi dei guru del marketing servono a poco…

“Il marketing come disciplina teorica può essere qualcosa di superfluo se il manager è un talento naturale, come nel caso di Bertelli. Lui non arriva a certi risultati seguendo complicati processi di analisi, ma spontaneamente, riuscendo sempre in operazioni straordinarie. Non teorizza le sue scelte attraverso impostazioni concettuali, che infatti spesso lo annoiano, perché arriva d’intuito dove altri giungono attraverso trattati, analisi, ricerche. Se poi vai a vedere le cose che fa, scopri veri capolavori del marketing. E’ un marketing naturale.”

Quali sono i momenti più significativi, quelli che il general manager ricorda di più di questi tre anni?

“Sono i momenti più belli, le emozioni. Ce ne sono stati tanti, una delle prime, quando la prima barca è arrivata a Punta Ala dal cantiere di Grosseto. La prima Luna Rossa, c’era, era reale. L’ultima al rientro dalla finale della Louis Vuitton contro AmericaOne, 10 elicotteri sopra, 1500 barche intorno, Auckland che ribolliva, con la gente in banchina e dalle finestre. E’ incredibile come, in un progetto di questo tipo le cose che fai sono concrete, arrivi a qualcosa di nuovo, qualcosa che hai costruito. Da quel punto di vista è un progetto fantastico, emozionante. Se penso che tre anni fa non c’era niente e mi guardo intorno vedo tutte le persone che lavorano qua, che ho visto arrivare una per una, che sono state inserite nella struttura, il progetto della base, il costruirla, le barche. Poi si è passati dai risultati organizzativi a quelli sportivi. Ma sempre crescendo e ottenendo nuovi traguardi.”


(Il trionfo di Luna Rossa nella Louis Vuitton Cup 2000, celebrato a bordo dal team pochi minuti dopo la regata decisiva contro AmericaOne di Paul Cayard. Aldo Tomasina è stato direttore generale di Prada Challenge per l'America's Cup del 2000)

Dopo quell’esperienza Tomasina è sbarcato da Luna Rossa ma è rimasto nella nautica. E oggi Carlo Croce lo ha ripescato per assegnargli un altro ruolo da manager.

“C’è la vecchia idea di Carlo Croce di riprendere il concetto di Centro Federale, com’era quello di Livorno. Attualmente siamo in una fase di studio, io ho iniziato a guardare ai vari aspetti, sono ancora poco operativo. Si tratta di trovare i posti giusti che consentano di rimettere in piedi il concetto del Centro Federale: uno o più, questo non spetta a me deciderlo. Adesso siamo ancora in una fase esplorativa, vediamo quali sono le opzioni in campo. Candidature ne sono arrivate e continuano ad arrivarne un po’ da tutta Italia”.

Sulla base di quale comunicazione arrivano le candidature? Esiste una sorta di “bando”?

“In questa fase di impostazione del progetto non c’è una comunicazione specifica oltre a quella istituzionale di cui si occupa l’ufficio stampa ISM, il resto è comunicazione interna seguita direttamente dai consiglieri di ciascuna zona. Dopo la candidatura, di solito io vado a vedere i posti, avendo in testa un riferimento, sapendo ciò che vogliamo portare a casa.”


(Il Centro di Preparazione Olimpica FIV di Livorno, chiuso circa 10 anni fa per decisione della proprietà)

Qual è l’idea di Centro Federale che ti stai facendo?

“La struttura-tipo deve essere autosufficiente, con una parte tecnica e una parte adibita a foresteria, e offrire ambiente e situazioni che consentano agli ospiti, atleti e tecnici, di allenarsi avendo risolto tutti gli altri problemi. Quindi ottime strutture per la gestione delle barche e delle attrezzature, ricettività in foresteria, ristorazione, un posto dove la concentrazione resti sull’allenamento, dove c’è tutto quello che serve, senza andare a cercare hotel e ristoranti in giro. Naturalmente per saperne di più sto parlando con i tecnici federali, che saranno i principali utenti del Centri.”

Benvenuto e buon lavoro federale ad Aldo Tomasina. Che già aveva iniziato ben prima della delibera del Consiglio (non è una novità per la Nuova FIV, sempre incline alle scorciatoie), e la cui notizia era stata data da questo minuscolo blog qualche mese addietro. Metti un turbo nel motore e non lo dici in giro? Le stranezze della “comunicazione” FIV non finiscono mai. Anche perchè su un tema come questo, manager "presidenziale" a parte, è importante la circolazione delle notizie e delle regole, la collaborazione e il coinvolgimento di tutti, a partire da quanti a livello territoriale si danno da fare per proporre strutture valide per la FIV. Insomma, la collegialità. Ora che i riflettori sono accesi, seguiremo tutti con attenzione il progetto, le selezioni, le scelte e l’attivazione dei nuovi Centri Federali. Almeno noi.


(La barche prodotte dal cantiere Toy Marine, di cui Aldo Tomasina è co-fondatore)

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