giovedì 11 giugno 2009
Beppe! Velista, maestro, giornalista, personaggio unico
E’ MORTO BEPPE BARNAO: LA VELA E IL GIORNALISMO PERDONO UNA FETTA DI STORIA
Beppe Barnao è morto oggi a Genova a 84 anni, a seguito di un ictus. Il mondo della vela e del giornalismo sportivo perdono con lui una grande fetta della loro storia e un personaggio unico e indimenticabile. Nato nel 1925, Beppe si avvicinò presto allo sport della vela che divenne la sua scelta di vita. Dalle classi Jole ed “S” nel borgo dei pescatori di Priaruggia, passò alle regate con la classe Snipe, barca con la quale conquistò un campionato universitario scoprendo il gusto di vincere. La classe della sua maturità velica, quella con la quale vinse un titolo europeo e sfiorò le Olimpiadi, è il Flying Dutchman. Dapprima come prodiere di Vittorio Porta: insieme vinsero il Campionato Europeo del 1956, con l’aneddoto dell’ultima poppa, quando ruppero la drizza dello spi mentre erano in testa con vento leggero, e tutta la flotta che li seguiva non issò lo spinnaker, ritenendo che si trattasse di una tecnica innovativa dei fortissimi italiani. Quindi il cambio di timoniere e la scelta di andare a prua di Mario Capio, uno dei campioni dell’epoca, che gli valse l’esilio da Priaruggia come “traditore” della sua Quarto (Capio era di Nervi), ma anche numerosi piazzamenti ai vertici mondiali e un paio di titoli italiani. Beppe “sbarcò” proprio alla vigilia dei Giochi di Roma del 1960, a suo posto Tullio Pizzorno.
L’Olimpiade però era destinata a entrare nella sua vita. Negli anni dell’attività sportiva, Beppe – laureato in Lettere e Lingue, e maestro di scuola – avviò e approfondì quella che divenne la sua professione giornalistica, esercitata con una capacità, una passione e un calore che fecero di lui un maestro e un autentico personaggio. Venne assunto al Secolo XIX diretto da Piero Ottone, dove diventò una colonna di tutti gli sport, a partire dal calcio, ma restando sempre straordinariamente “votato” alla sua vela. Un ruolo che negli anni lo ha trasformato, negli occhi e nel cuore di tanti colleghi più giovani, in un antesignano della promozione velica sui media. Le Olimpiadi di Roma 1960 furono il suo primo impegno da inviato (e potete immaginare con quale attenzione seguì le imprese veliche del suo ex timoniere Mario Capio, 12°, poi destinato a diventare Allenatore della Federazione Italiana Vela). Ma Roma 1960 fu solo il primo mattone sul quale Beppe Barnao ha costruito quasi un record di partecipazioni olimpiche: tra Tokio 1964, Mexico 1968, Monaco 1972, Montreal 1976, Mosca 1980, Los Angeles 1984, Seul 1988, Barcellona 1992, Atlanta 1996 e Sydney 2000, fu presente a ben 9 edizioni raccontate “da dentro” con la solita vivacità e immediatezza. Le stesse che metteva nei suoi servizi per le riviste specializzate.
Da giornalista sportivo ha vissuto gli anni della crescita economica e delle novità tecnologiche, sempre in prima fila e da protagonista. Fu tra i volti della televisione privata di Genova del Secolo XIX (TVS), con uno stile talmente personale che ancora oggi su YouTube impazzano i video delle sue interviste e delle sue gaffe, sempre sul filo della simpatia contagiosa. Poi iniziò a collaborare con La Sicilia del direttore Candido Cannavò: un incontro che gli aprì le porte della Gazzetta dello Sport, per la quale Beppe è stato fino agli ultimi giorni il corrispondente più costante e presente dal mondo della vela, e molto di più.
Beppe considerava i suoi due maestri proprio Piero Ottone e Candido Cannavò. Col primo (“il capo”) condivise anche la travolgente passione per la vela, soprattutto in lunghe crociere estive tra zingarate e navigazioni, e qualche esperienza in regata nella quale coinvolgeva anche i figli giovanissimi. Con Cannavò ha avuto un rapporto intenso e di grande stima. Barnao è stata la firma italiana più seguita del mondo della vela, negli anni del boom, a partire dalla prima sfida di Coppa America con Azzurra nel 1983, per seguire con Il Moro di Venezia nel 1992, Luna Rossa nel 2000 e così via: sempre presente alle massime regate, dall’America’s Cup ai giri del mondo, alle imprese dei navigatori oceanici. Da penna fertile, ma anche da sportivo e velista. Conoscitore, entusiasta, puntuale e creativo.
La sua storia di velista e giornalista lo ha tenuto sempre molto vicino agli ambienti della Federvela, a contatto e in amicizia con i grandi dirigenti, i tecnici, gli atleti, trattato sempre da compagno di strada, collega, amico. Un rapporto che ha ricambiato senza perdere mai di vista l’essenza della professione giornalistica, l’amore per i fatti e per la verità. Nel 2007, per festeggiare gli 80 anni della federazione, la FIV creò i nuovi ed esclusivi premi FIV Awards, che nella prima edizione furono assegnati a 11 personaggi del mondo della vela degli ultimi 10 anni, scelti da una speciale commissione guidata dal presidente onorario Carlo Rolandi. Il premio quale “Miglior Giornalista – Memorial Bruno Ziravello”, andò a lui, il grande e inimitabile Beppe Barnao, che regalò alla platea la più bella e spontanea delle performance, lacrime di commozione.
Beppe Barnao lascia la moglie Giuliana e i figli Elisabetta e Gian Bartolo (“Gimba”), entrambi ottimi velisti e sportivi, i quali gli hanno regalato tre splendidi nipotini con i quali è rinato: Ottavio (6 anni), Margherita (3) e Nicole (2 e mezzo).
I funerali di Beppe Barnao si svolgeranno sabato alle ore 11:45, nella chiesa di San Giuseppe a Quarto, Genova.
(Nella foto sopra (F.Colivicchi), Beppe in sala stampa ai giochi di Sydney 2000, dove faceva "colazione" con biscotti e caffellatte)
E ORA SCUSATE SE MI SFOGO UN PO'
Beppe, quando c'era qualcosa a che fare con la vela, Grande o Piccola che fosse, l'ho visto sempre in giro, l'ho sentito spesso, l'ho letto, l'ho citato, ci ho ricamato su. Lui è il monumento, il paradigma dell'accoppiata velista-giornalista che poi ha fatto epigoni, imitatori, discepoli. Beppe dava anima e (soprattutto) corpo alle passioni per il vento e la penna. Proprio penna, o addirittura matita: quando non ha potuto più portarsi appresso la metallica Olivetti, ha continuato imperterrito, nelle sale stampa hi-tech e wi-fi di mezzo mondo, a scrivere sul suo foglietto, telefonare ai dimafoni (dio solo sa come li trovasse ancora) e dettare il pezzo, da 1 a 100 righe che fosse, senza fiato, rauco e rotolante di erre sconquassate, con le ripetizioni e lo spelling che erano una poesia ("PalermoEmpolidoppioLivornoAnconaSavonaComoHotelImolaEmpoliRoma": era Pellaschier), non ne mancava uno neanche sotto tortura. Quando dettava Beppe la sala si fermava e tu semplicemente ascoltavi quella musica che era storia, sale e sudore condensati. Poi, finito, programmava le proverbiali mangiate. Beppe non sa neanche lui quanto ha insegnato a tanti, a tutti. La Vela sui Media chi l'ha portata? A Sydney abitò con noi, dell'ufficio stampa federale. Arrivò già malandato e si prese pure un febbrone che lo lasciò a letto per un po', ci vedevamo la sera quando gli preparavamo la cena e poi l'aspirina e la colazione del mattino dopo. Ma ha fatto in tempo a vivere l'oro della Sensini. Tra le lezioni che ci lascia Beppe: la semplicità, l'umiltà, l'indipendenza da tutto e da tutti (che per uno così bravo e sapiente oggi è materia rarissima). E, con esse, la pretesa, la conquista, la vittoria di esserci stato, presente e barcollante, fino alla fine. Testimone felice e specchio riflettente di una bella fetta, gli 84 anni più belli della sua vita. Salutaci anche Paolo.
FC
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5. La Vela Giovanile (zitti zitti, piano piano)
Il progetto Youth o Under-16 o come volete chiamarlo, è uno dei più grandi (possibili) cambiamenti in atto, eppure se ne è parlato solo attraverso questo minuscolo blog. Questo è, da solo, un allarmante indizio di come la Nuova FIV gestisce i cambiamenti, veri o presunti, reali o di facciata. C’è in ballo una fetta consistente del futuro di tutti noi, dello sport e della disciplina che amiamo e che per molti è anche una scelta professionale, eppure una riforma del genere viene pensata in qualche stanza, elaborata in vertici ristretti e offerta precotta in pasto al “volgo”. Abbiamo già detto molto (vedere post precedenti sul tema) su quanto si prevede: meno agonismo giovanile nella classe Optimist considerato esasperato, taglio delle risorse dalle attività agonistiche giovanili, rinnovamento dell’approccio didattico con la multilateralità e più classi (non solo Optimst), “disimpegno” tecnico FIV (e il grosso dell’impegno e della responsabilità che passa alle Zone con i Centri Federali) per l’attività Under 16, risorse economiche spostate dall’attività giovanile internazionale (che sparisce, almeno per quanto riguarda la FIV), all’attività giovanile nazionale (da definire)…
La task force che sta preparando le bozze finali del piano, scritto dalla consigliera Anna Bacchiega (la quale sarà anche team leader al Mondiale ISAF Youth 2009, a Buzios in Brasile dal 9 al 18 luglio) è in procinto di presentare il suo lavoro (ultimo incontro a Cesenatico). Il presidente lo definisce un piano per “aiutare i circoli con i ragazzini”, che sono troppo “assatanati” da giovanissimi. Viene da chiedersi, visto che ai Circoli è destinata questa nuova Normativa Under 16, perché non sia stata condotta una approfondita analisi e ascoltati i Circoli, anziché seguire astruse statistiche e “metodi” dei paesi lontani. Dopo tanti anni di lavoro sulla promozione e sui giovani, dai tempi dei Corsi Olimpia alla formazione degli Istruttori, fino ai tempi recenti che hanno creato in Italia uno dei settori più in salute al confronto con altri paesi nel mondo, il progetto U16 della Nuova FIV rischia di farci arretrare, anche perché Classi e Circoli, in larga misura, non hanno la forza per supportare i cambiamenti all’orizzonte. E senza dimenticare che, proprio in questi giorni, le scuole vela federali aprono la stagione mettendo in acqua migliaia di ragazzini: buon lavoro, buon vento e buon futuro a tutti, maestri e allievi.
ATTACCO ALL'OPTIMIST?
Anche se il progetto ha un respiro più ampio (e si spera che possa ulteriormente arricchirsi dal dibattito auspicato), è evidente che esso contiene una forte analisi critica nei confronti della “barca” (più che della classe) Optimist, che di conseguenza punta a ridimensionare fortemente. Non è questa l’occasione per fare difese di barche o classi, e del resto il piccolo-grande fenomeno Optimist si difende ottimamente da solo, nei numeri e nei fatti. Però solo un paio di piccole cose: l’85% dei velisti medagliati alle Olimpiadi Pechino (Qingdao) 2008 ha iniziato la vela sull’Optimist. E' un dato in aumento, considerando che ad Atene 2004 fu pari al 74%, e a Sydney al 50%, e questo vorrà dire qualcosa. Agli ultimi Giochi Olimpici di Pechino, e questo dato è a sua volta interessante, il 63% di tutti i partecipanti ha iniziato sull’Optimist. Infine, tra i velisti olimpici (famosi, medagliati o solo decoubertinianamente partecipi ai Giochi) è facile individuare quelli che hanno partecipato a campionati mondiali o continentali Optimist, e tra essi (udite-udite!) non mancano certo gli anglosassoni, tanto per dirne un paio da urlo, Ben Ainslie (GBR) e Iain Percy (GBR). Per non citare altre superstar come Robert Scheidt (BRA), Fredrik Loof (SWE), Zach Riley (USA), Guillame Florent (FRA) e persino Xu Lija (CHN) la cinese bronzo nel Laser Radial. In Italia sono un prodotto Optimist i Sibello, Gabrio Zandonà, Giulia Conti. Però come ho detto non è questa la sede per una difesa d’ufficio dell’Optimist. Chi vuole puo’ approfondire le statistiche delle ultime Olimpiadi a questi link: Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008.
COSA CI DIMENTICHIAMO PER STRADA?
Ma c’è un altro segnale importante da non sottovalutare. La Grande Riforma della Vela Giovanile ha una sua chiara e ben delimitata “ragion d’essere”: il suo scopo dichiarato è quello di creare i presupposti per perdere meno giovani possibile nel passaggio di classe e di età, e di ampliare e qualificare la base dalla quale operare il reclutamento degli equipaggi per le future classi olimpiche. Il Piano Youth è solo un anello della filiera “olimpica”. Ora, poiché i giovani e i neofiti in genere sono anche persone appassionate che entrano in un mondo speciale, quello dello sport e della vela, della nautica, e solo una sparuta minoranza di essi potrà anche solo ambire di arrivare ai Giochi Olimpici, l’obiettivo del disegno mette a nudo quella che appare sempre più una “linea di indirizzo” politico-strategica della Nuova FIV, una “strada del presidente”: la FIV impegnata solo sullo sport, sull’agonismo, e meglio ancora se di vertice, come le Olimpiadi. Per tutto il resto, sorry ma non abbiamo nè tempo né risorse. Peccato che “tutto il resto” comprenda anche, e soprattutto:
a) PROMOZIONE della vela e della cultura del mare (o su quella vogliamo davvero lasciare l’esclusiva alla LNI-vedere i contorni del protocollo d’intesa a questo link) con il suo “motore” diretto: la COMUNICAZIONE, le iniziative verso i giovani e il mondo scolastico come VELASCUOLA;
b) SCUOLA VELA e dintorni (450 scuole dei Circoli, 30.000 allievi, 2000 tra Istruttori e addetti: la FIV è la più grande “industria” formativa e promozionale sulla vela in Italia, vogliamo fargli perdere questo status?);
c) FORMAZIONE DIDATTICA E TECNICA (gli stessi Istruttori dovranno diventare Allenatori e Tecnici delle Classi Olimpiche, o aspettiamo che lo diventino gli atleti?);
d) il coordinamento e il rapporto fiduciario e gerarchico dell’ATTIVITA’ DELLE CLASSI (e anche delle famiglie, che nella Vela Giovanile sono una componente importante: se la FIV si disimpegna, il rischio è che per tenere il passo Classi e famiglie si organizzino per fare da sole, magari finendo fra le braccia di altri Enti o Organizzazioni);
e) la fornitura di tutela e servizi a TUTTI I CIRCOLI AFFILIATI (il nuovo sistema favorirà il passaggio dei giovani dai circoli con meno possibilità a quelli più forti e ricchi, gli unici che potranno garantirgli allenatori, trasferte, pulmino…).
Speriamo di sbagliarci, speriamo di leggere un progetto che sia solo un brogliaccio e che venga sottoposto (tanto per fare un esempio) a quegli Allenatori e Tecnici federali che da oltre dieci anni seguono proprio la Vela Giovanile. Speriamo che siano fugati e dissolti i dubbi di scelte riduttive (solo sport agonistico e olimpico, niente promozione e diffusione della vela), selettive (a favore delle strutture più ricche) e centralistiche (con la riduzione delle Zone e l’accorpamento in 4-5 “macro-aree” che potrebbe avere una prima attuazione concreta proprio nell’individuazione dei Centri Federali). Speriamo…
Speriamo infine che sia chiaro che questi dubbi non si traducono in tradizionalismo, immobilismo, fedeltà pigra al passato: tutti vogliamo cambiare, crescere e progredire. Anche e soprattutto sulla Vela Giovanile. Per questa ragione c’è solo da augurarsi (o illudersi?) che si apra una effettiva discussione in tutta la FIV, PRIMA del varo della nuova normativa. Sui giovani (il futuro) non si può sbagliare.
(5/ segue – Prossimo capitolo: 6/L’Amministrazione, l’Organizzazione dell’attività agonistica (calendario), le Attività speciali (Altomare, Match Race), i Quadri Tecnici)
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