mercoledì 12 maggio 2010
La coppia scoppia
E’ (o era?) uno degli equipaggi di punta della squadra della vela olimpica azzurra. Diego Negri e Ferdinando Colaninno (Nando per gli amici, noto anche come “qualificator” per l’attitudine alle selezioni olimpiche), entrambi Fiamme Gialle, esperti e tecnici, dopo un travagliato inseguirsi sembravano essersi trovati e in poche settimane di allenamento avevano subito conquistato un 6° posto al Mondiale Star di Rio 2010.
Ecco però che arriva il colpo di scena che non t’aspetti, nel pieno di una stagione – a metà quadriennio - che tra l’altro si prepara a vivere il campionato Europeo Star in Italia, a Viareggio (un Mondiale vero e proprio vista la lista dei partecipanti), e dopo che i due hanno varato una nuova barca. Una lettera della Federazione comunica al prodiere che non è convocato per l’Eurolymp di Riva del Garda (in questi giorni). Al bravo Diego Negri è stato trovato un nuovo prodiere, il giovane ed emergente finnista Enrico Voltolini (nell'inserto tondo della foto sotto al titolo), spezzino tesserato per il Circolo Nautico Livorno. Esemplare come sempre la comunicazione federale low-profile: Diego è una delle “punte” della squadra, cambia prodiere, figurarsi se c’è materia per un comunicato stampa...
Motivazioni, equivoci e caratteri in gioco nella vicenda – che per di più chiamano in causa tutti miei amici – sono troppo intrecciati per trovarne il bandolo, e troppo recenti per riferirne compiutamente. Ci torneremo. Qui mi preme solo manifestare la mia sofferenza per la separazione: la squadra olimpica azzurra non ne esce certo rafforzata, pur con tutti gli auguri del caso al giovane Voltolini. Il gigante Colaninno c’è rimasto male. Diego – al sesto prodiere in 20 mesi – cerca equilibrio e concentrazione, e si concentra sul bicchiere mezzo pieno, riparte da un giovane. Forse questa convivenza era nata male e davvero non poteva continuare, anche se i risultati dicevano proprio il contrario: del resto lo sport ad alti livelli si fa per il risultato, no? Saper stringere i denti e tenere insieme una squadra, anche con qualche compromesso, è una delle doti richieste ad atleti e tecnici, e dovrebbe essere una norma di equilibrio seguita anche dai dirigenti. Invece qui, a quanto pare, proprio i dirigenti hanno staccato la spina. Non staremo diventando troppo anglosassoni?
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