martedì 16 febbraio 2010
Non vi state dimenticando qualcosa?
Distratti dalla Coppa? Per fortuna c'è Vancouver 2010, a ricordare a tutti cos'è che scalda davvero il cuore, che fa dedicare vite e votare al sacrificio, per esserci, per puntare a uno di quei tre scalini. Le Olimpiadi invernali hanno acceso il braciere e d'improvviso ci siamo infiammati. Fra poco più di due anni, settecento giorni, un altro braciere arderà a Londra, e in questi giorni migliaia di atleti in tutto il mondo offrono lacrime e sangue per esserci, per puntare alla medaglia. Lo sport olimpico è il motivo di vita di gran parte del movimento sportivo, e quello che fa girare anche il resto. La vela olimpica è il "core business" della FIV, per usare parole (elettorali) del presidente Carlo Croce. Vi sembra così? Vediamo un po' da vicino.
Nel marzo del 2009 la Nuova FIV ha varato il "Piano Strategico Generale" e presentato la "nuova" Preparazione Olimpica (ricordate? fu anche l'esordio di questo minuscolo blog, con un post dal titolo "Tu chiamale, se vuoi, novità"). All'inizio del PSG un capitolo intitolato "Missione, Obiettivo", si legge: "Le FSN e quindi anche la FIV dedicano alla PO il meglio delle proprie risorse non solo economiche, con programmi di grande respiro che si sviluppano in tutto lʼarco del quadriennio olimpico. Lʼattuazione di un ambizioso e performante piano di PO richiede un importante supporto in termini di risorse economiche ed umane. Nuove disponibilità, oltre che dagli sponsor, potranno derivare da varie aree federali, mediante una più attenta e mirata gestione del bilancio che dovrà tenere conto delle priorità e quindi orientare tutti i vari settori di spesa, finalizzando gli investimenti (...)"
Prima di tutto diciamo: questo PSG è stato scritto da due amici, bravissimi allenatori, esperti e vincenti a livello olimpico, attuali Condirettori Tecnici della vela olimpica azzurra, cioè Luca De Pedrini e Paolo Ghione. Gente che, da quando la conosco, non ha mai smesso di annusare il vento, uscire in mare tutti i giorni, elaborare tabelle la notte, studiare il mondo, approfondire, dedicare l'anima a quella fiamma lì. Perciò niente da dire a loro. Se non augurarsi che stiano sempre più sul campo, il posto dove sono tra i migliori al mondo. Torniamo alla nostra verifica, giacchè ormai da 47 giorni siamo nel 2010. E ricordando, en-passant, che nel 2009 gli ultimi eredi della "associazione di mutuo soccorso" ha vinto due titoli europei e due medaglie ai Giochi del Mediterraneo (anche se pochi l'hanno saputo per la pochezza della Nuova comunicazione federale).
Era il 2009, la Nuova FIV era così nuova che neanche si riconosceva allo specchio, qualunque cose si dicesse si credeva sulla parola. Anche cose come "creare settori atleti alto livello (Youth) e definirne copertura economica", o "consolidare ed aumentare il numero di manifestazioni ISAF di alto livello in Italia", e persino "Dal 2010 terminata la stagione di “recupero attivo” post-olimpica concessa agli atleti Top, tutto il comparto inizierà a muoversi spedito ed efficace verso i Giochi Olimpici di Londra 2012, cercando di raggiungere i target (...)". Ma soprattutto, eccoci al 2010, per il quale il PSG non usa mezzi termini: "Finita la transizione, il cambiamento". E va giù pesante con le idee: "Club (CV) e Zone al centro dellʼattività sportiva under 15. Ai CV nuovo sostegno", "formazione multilaterale", "massima apertura allʼesterno", e ancora "SF (squadre federali, ndr) seguite al Top con allenatori professionisti", il molto tecnico "no “associazione di mutuo soccorso” deve emergere merito e competenza" e infine "identificare nuovi allenatori con criteri chiari e individuare basi nautiche (CF) (che sta per Centri Federali, ndr)". Vi gira la testa? E' per il confronto tra le parole e i fatti.
La gioiosa (e squattrinata) macchina da guerra della vela olimpica italiana ha iniziato la stagione effettivamente nel segno del "cambiamento". In peggio però. Dopo lo splendido avvio con i soliti Sibello da sogno, bronzo mondiale che abbiamo potuto seguire sontuosamente grazie ai ricchi servizi co-prodotti da uno dei media partner di qualità scelti dal Settore PIC, il 15 gennaio Alessandra Sensini è scesa da Azzurra e ha annunciato di allenarsi in vista di Londra 2012, tutta sola e come sa fare lei. Poi abbiamo disertato Miami, preolimpica di lusso con tutti i migliori, dove abbiamo inviato solo due giovani laseriste senza l'allenatrice, tre laseristi allo sbaraglio e le due giovani (e brave) windsurfiste. Al Mondiale Star di Rio Diego Negri e l'ottimo Nando Colaninno si sono trovati con un allenatore di riserva in prestito dalle Fiamme Gialle (ottimo così e comunque Valentino era ai box come abbiamo scritto). Con dovizia di comunicazione ci snocciolano le convocazioni per numerosi raduni delle varie classi. Dietro le quinte, nei camerini, la situazione è complessa. Ci sono pochi soldi, i Tecnici hanno contratti di un anno e non certo brillanti, gli atleti in alcuni casi hanno affittato appartamenti sui luoghi dei raduni e si viaggia sempre low-cost. Questo risparmiare è un dovere, ma a volte rasenta l'autolesionismo, perchè non si può pretendere allegria dai cosiddetti "atleti di vertice" se, oltre a togliere del tutto i premi-risultato si riducono i contributi, i rimborsi spese, gli investimenti in materiale tecnico e infine le trasferte. Con rispetto parlando, siamo l'Italia o un paese dell'Est? Non avevate scritto "importante supporto in termini di risorse economiche ed umane"? E anche risorse dagli sponsor, nuove disponibilità derivanti da una gestione mirata del bilancio e da altre aree federali? Qui c'è solo un unico, grande, taglio generale. Che colpisce le truppe scelte in prima linea, i velisti olimpici e i loro tecnici, più di tutti. E sempre più dietro le quinte si trova di tutto. Come la preparazione del Mondiale Laser 4.7 (giovanile, s'era detto di puntare su questo, no?) di Pattaya in Thailandia. L'Italia ha campioncino e vicecampioncino europei 2009 (Giovanni Coccoluto e Davide Domeneghetti, oltre al bronzo a pari punti Mario Benini, ora dirottato sul Byte in chiave Singapore 2010), eppure la FIV mette sul piatto solo due rimborsi di viaggio da 1000 euro. In compenso il capo-missione in terra Thai sarà il consigliere di presidenza Francesco Ettorre. Il quale essendo responsabile del Settore Amministrazione (già dalla Vecchia FIV, quella che secondo la Nuova ha lasciato una voragine nei conti) sarà ben consapevole su come contenere i costi.
Potremmo continuare, ma vi va? Parlare del pessimo modo in cui si sta gestendo un campione (per quanto dal carattere volubile) come Gabrio Zandonà, oppure (in positivo) dell'intenso allenamento dei due Finn di Giorgio Poggi e Filippo Baldassari (forse quelli che sono più usciti in mare quest'inverno, con Paolo Ghione), ma anche della mancata integrazione di buona parte degli equipaggi più giovani delle squadre B e C, o di quanto lontana sia la prospettiva dei primi, veri, Centri Tecnici Federali, e così via. Ma il succo resta: c'è da inseguire quella fiamma, quella torcia olimpica, non è uno scherzo, e non si può fare con le briciole. Ci vogliono le portaerei, le astronavi, per puntare al podio. Invece l'impressione è che tutti quei ragazzi e ragazze straordinari - e ancor più grave gli stessi Direttori Tecnici - siano lasciati soli a darsi da fare. Dove sono i mezzi le risorse? E soprattutto: dov'è, in questo che si è definito il suo core-business, la Federazione Italiana Vela?
Il suo presidente Carlo Croce, in una breve intervista a un mensile, ha detto tra l'altro: "(...) siamo riusciti a ripianare già la metà del buco che abbiamo trovato (...)". Ci mancherebbe. E ha chiosato sul Consiglio Federale, che procede "(...) In modo più snello, con il contributo di tutti, e... poi finalmente si può discutere". Mentre prima, chissà, ingrassavano e giocavano a carte (in pochi però). Caro Presidente Croce, visto che si può discutere, le lancio un appello dal core-business: la vela olimpica azzurra ha bisogno di lei. Si faccia vedere ai raduni, alle regate, alle riunioni tecniche. Si faccia anche sentire. Provi (se ci riesce) a risvegliare l'ufficio stampa federale dal sonno profondo sull'argomento. Non pretendiamo che trovi anche gli sponsor come per la Volvo Ocean Race, ma almeno riapra un po' i cordoni della borsa federale. Questi ragazzi sono il nostro presente. Quello che viene prima del futuro.
Le immagini nella storia
IL VIDEO CON GLI HIGHLIGHTS DELLA REGATA DECISIVA, IL 2-0 DI USA BMW ORACLE AD ALINGHI
La sfida romana
Alle 16,20 circa nella base di BMW Oracle parla lo skipper e CEO Sir Russell Coutts, Mr Coppa America. La sua parabola negli ultimi 15 anni è impressionante, come un legame strettissimo con l'America's Cup: è stato il primo neozelandese a toglierla agli americani nel 1995, quindi il primo in assoluto a difenderla con successo (gli australiani infatti persero la difesa nel 1987) nel 2000 contro Luna Rossa, poi ancora il primo a vincerla per un team europeo, lo svizzero Alinghi nel 2003, e adesso - dopo una sosta nel 2007 per il divorzio da Bertarelli - l'ha riportata nuovamente negli USA. Mica male no?
Alle 16,20 circa Sir Russell annuncia: "Abbiamo ricevuto e accettato la sfida del Club Nautico Roma, per il team Mascalzone Latino Audi del nostro amico Vincenzo Onorato".
IL MOMENTO DELLA FIRMA: VINCENZO ONORATO CON LA PENNA IN MANO
(Al suo fianco l'Avv. Alessandra Pandarese, a sinistra con gli occhiali il Commodoro del GGYC Marcus Young)
A neanche 24 ore dalla conclusione della Coppa America numero 33, siamo già dentro alla numero 34. E' presto per dire se si disputerà a San Francisco (60%), Newport (35%) o Valencia (5%), con monoscafi (90%) o multiscafi (10%), e così via. Di sicuro però parte con la storica notizia che la vela italiana torna in Coppa da protagonista assoluta, esprimendo il Challenger of Record. Con Mascalzone Latino è la terza volta che uno yacht club italiano si presenta nel ruolo di Challenger of Record, e quindi rappresentante di tutti gli sfidanti: prima era successo nel lontano 1983 con Azzurra (Yacht Club Costa Smeralda), e poi con Luna Rossa nel 2003 (Yacht Club Punta Ala).
(Nella foto: Vincenzo Onorato con il presidente del Club Nautico Roma Claudio Gorelli e il sindaco di Roma Gianni Alemanno)
Cosa comporta questo ruolo? Il Challenger of Record è di fatto lo “sfidante di fiducia” del detentore della Coppa, con il quale provvede a scrivere il Protocollo, il documento che – in base al mutuo consenso di tutti i sottoscrittori – consente di derogare alle regole del Deed of Gift. L’atto di donazione del 1887 scritto da George Schuyler quando consegnò la Coppa delle cento Ghinee al New York Yacht Club, e tornato di schiacciante attualità a seguito delle cause di BMW Oracle alla Corte Suprema, prevede il match di coppa tra due soli Yacht Club. Solo l’accordo tra sfidanti e defender può derogare a tali regole. Questo è il segno più tangibile della nuova stagione che si apre per la Coppa: dopo questa 33ma edizione contraddistinta dal “mutuo dissenso” tra Ernesto Bertarelli e Larry Ellison, si torna a una versione “multichallenger” sulla falsariga di quelle moderne dal 1983 in poi (salvo le eccezioni del 1988 e di questo 2010). Insomma l’America’s Cup vuole chiudere la parentesi – tra avvocati e multiscafi – e tornare se stessa.
Tra San Francisco e Roma e quindi tra Ellison e Onorato, il consenso c’è già, ampio e incondizionato, e ne nascerà presto il nuovo Protocollo. Molti team attendono il documento per presentare le sfide, a cominciare da Team New Zealand, dagli inglesi di Team Origin, dagli altri italiani di Green Comm Challenge (gli ex +39 dal CV Gargnano) e di Azzurra (un po' in turbolenza in questo periodo per le voci di un "addio" da parte del patron sportivo Giovanni Maspero). Poco trapela sui dettagli più importanti, destinati a tenere banco nelle prossime settimane. Dove si svolgerà la 34ma Coppa America? Ellison ha detto di essere in trattativa con la città di San Francisco, ma ha anche ammesso di considerare Newport (sede estiva del New York YC, sede della Coppa per 139 anni, luogo gradito a Vincenzo Onorato che ci conquistò il suo primo titolo mondiale). Ci saranno sicuramente gli Acts, e l’Italia ospiterà più di un evento. Questo circuito tornerà a essere patrocinato da Louis Vuitton. E le barche della prossima Coppa America? Difficile l’ipotesi che si resti ai multiscafi (ancora oscuri alla maggioranza dei velisti professionisti), quindi nascerà una nuova e più moderna classe di monoscafi. La nuova America’s Cup è iniziata, e nel suo futuro una cosa è sicura: ci sarà tanta Italia.
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