
Poco più di una settimana fa, a Piazza Affari nel cuore pulsante della city milanese, lo Yacht Club Italiano ha presentato la sua stagione velica 2010. Il multipresidente Carlo Croce (YCI, FIV, ITALIA70, per citare le principali) ha riunito un parterre-de-roi senza pari in Europa e forse nel mondo, per quanto riguarda lo yachting, anche se l’ospite più atteso, John Elkann, alla fine ha dato forfait. Da Marco Tronchetti Provera a Luca Bassani Antivari, da Carlo Puri Negri a Roberto Mottola di Amato (il doppio cognome è un must), quest’ultimo – come del resto Riccardo Bonadeo – a rappresentare Club gemellati o amici. E ancora Gian Riccardo Marini (qui siamo passati al doppio nome, ma fa lo stesso), DG di Rolex Italia (ma per Rolex è intervenuto anche il gran capo internazionale dello sponsoring), Richard Girardot, Chief Executive Officer di Nestlé Nespresso S.A. (new entry tra gli sponsor come vedremo), Giano Oliosi di BMW. Naturalmente, ben dissimulati nella vasta platea, alcuni dei 1200 soci YCI. Tanti altri, impossibile ricordarli tutti, con gli Zendrini, gli Isenburg, i Franchella, i Loffredo, i Tomasina, i Sestini (SIAD), il fedele Matteo Bruzzo, i Mosci. C’erano anche i due vicepresidenti internazionali della vela italiana: Alberto Predieri vicepresidente ISAF (la federvela mondiale), e il fratello Marco vicepresidente Eurosaf (l’organismo delle federvele europee), unico velista Francesco De Angelis. C’era anche Anita Garibaldi, la pronipote dell’eroe dei due mondi, in una sgargiante ed evocativa giubba rossa. Parecchi giornalisti (non tantissimi, anche per i media il target era la qualità più che la quantità), tanti uffici stampa (veri, presunti, a caccia), la consueta dose di curiosi e pensionati (l’età media si allunga ovunque e la vela non fa eccezione, anzi). Sala gremita, maxi schermo che all’occorrenza si fa in tre, palco con due leggii distanti dieci metri. E lui, il multipresidente, a coordinare, sciorinare, presentare, dare e togliere la parola, tenere il ritmo, sempre con toni bassissimi, limando i superlativi, cercando di appannare tutto quel luccichio struggente che ubriacava tutti: le regate più ricche del mondo, le barche più belle del mondo, i posti più ambiti del mondo. Impresa impossibile: l’understatement è risultato stonato, come i rumori di inforchettamenti che hanno tintinnato a lungo, dal primo piano, durante il buffet che è seguito.

Non dimentichiamoci Nespresso: più che un bando, una cartella e una presentazione video accurata degna di una new entry: una regata-raduno di tutti i Wally, ovvero gli yacht più belli, originali, tecnologici, sorprendenti, che animano gli oceani di mezzo mondo. Tutti riuniti nella Nespresso Cup a Portofino. Chi altri può permettersi tutto questo, se non lo Yacht Club che annovera tra i suoi soci Luca Bassani “Wally” Antivari?
Se poi volete un overloook più generale all’oggi dello YCI, a quello che questo club storico è diventato e muove e rappresenta in avvio del terzo millennio, non avete che da sfogliare il pesante Magazine2009 Yacht Club Italiano, che passa con eleganza e leggerezza dal Board of Directors del club, alle regate (organizzate o corse o vinte dai soci), alla scuola vela, al “back stage” dei protagonisti nascosti, alle cene di Natale o al BBQ estivo nella scenografia “volutamente informale ma al contempo elegante” dei piazzali del club, al racconto del mese di Alinghi 5 a Genova, alla BMW Match Race Academy, alla Nave Italia, alla Stai, alla nuova creazione sorta all’ombra del guidone biancorosso: l’Unione Attività Marinare. Una entità che riunisce alcune associazioni no profit con l’obiettivo di valorizzare le arti marinaresche, nella conservazione della tradizione... Se vi gira la testa vuol dire che avete sfarfallato troppo velocemente le novantotto pagine da 200 grammi stampate su carta ecologica Freelife da Grafiche G7. Tornate al via e riprovate.
Lo Yacht Club Italiano è inimitabile, è un monumento che però si muove ed è capace di riproporsi sempre, grazie a radici profonde, risorse (umane, familiari, economiche, finanziarie) che sgorgano come una fonte d’acqua fresca e si rinnovano costantemente, anche per il lavoro dei custodi del tempio, che evitano le fughe, rinsaldano le fila, offrono sempre una casa alla quale è impossibile girare le spalle. Lo YCI, è stato detto non a torto, è anche il salotto dello yachting, il luogo dove osare, e realizzare l’irrealizzabile, è un’emozione semplice e quotidiana. Lo Yacht Club Italiano è un patrimonio di tutta la nostra vela, perché ne è la base storica, e come abbiamo appena visto ne è anche una cospicua fetta di presente.

