domenica 22 agosto 2010

Qui La Rochelle, a voi Genova


All’Europeo Junior di La Rochelle, due giovani ragazze azzurre e napoletane, Roberta Caputo e Benedetta Barbiero, hanno vinto un titolo importante nel 420. Tanto più perché colto nello stesso anno del Mondiale. Sono più che promesse. Eppure un titolo europeo giovanile non è valso uno straccio di comunicato stampa FIV! Ci risiamo. Anzi va peggio. Eravamo rimasti alla regola del podio: si fa un comunicato stampa FIV solo in caso di piazzamento tra i primi tre di un atleta italiano a un evento internazionale. G&G quarte (ricordate?) non lo meritarono. Ma allora perché nessun comunicato per un titolo europeo femminile Junior della classe 420, propedeutica al 470 olimpico, avvenuto a opera delle attuali campionesse mondiali? E’ arduo trovare risposte. Forse perché siamo in pieno agosto vacanziero? Ma allora perché la bella e completa notizia sul sito (che, per inciso, bastava inviare ai media per aver fatto il benedetto comunicato)? Forse perché la regola del podio vale solo per alcune classi, o alcuni giorni dell’anno, o alcune ore? Forse il titolo europeo delle campionesse mondiali napoletane è arrivato in un tardo pomeriggio, magari pure nuvoloso? E’ arduo… Ma che peccato: c’erano gli interventi del tecnico Bolens, e quello dell’altro tecnico Trani (per inciso: la Nuova FIV non ha mai comunicato ufficialmente all’esterno l’ingaggio dell’ex campione del mondo e due volte azzurro olimpico Andrea Trani (Marina Militare) quale tecnico 470 Youth…). E pensare che il gran capo della “Comunicazione FIV” doveva essere ben sintonizzato sull’evento, visto l’equipaggio giunto al 60° posto. Qualunque sia la spiegazione, c’è solo una cosa giusta da fare: fornirla a Roberta e Barbara.

PERCHE' IN ITALIA NON CI SONO I FIGLI D'ARTE (VELICA)?
Campionati Europei Junior delle classi 470 (olimpica) e 420 (la sorellina minore, assai propedeutica), a La Rochelle, capitale della vela atlantica francese. I cugini, amati-odiati eterni dirimpettai con i quali confrontarsi, verificare il tasso di cultura e di crescita del mare e della vela. L’Europa della vela in doppio che guarda al futuro s’è mobilitata tra i venti nuvolosi, le maree e le torri d’avvistamento rochelliane, i migliori ragazzotti e damigelle se la sono data di santa ragione.

Nel 470 a scorrere la classifica viene un mezzo magone. Vince un certo ragazzo francese che di cognome fa Bouet. E subito ti rimbalzano alla mente le imprese di un genio chiamato Marc Bouet, un tipo capace di vincere mondiali di classi olimpiche con molta nonchalanche, come se fosse tutto naturale. Oggi il rampollo Bouet riparte da quelle orme, vincendo l’Europeo Junior 470. Buon sangue non mente? Infatti: scorrendo si arriva al quarto posto (sempre da non buttare via, anche se è la medaglia di legno) e si trova un altro cognome che fa rimbalzare: Peponnet. Altro grande di Francia e della vela cugina: due medaglie olimpiche proprio nel 470. Papà Bouet e Peponnet oggi bazzicano la Coppa America e la vela d’alto bordo. Chissà cosa faranno gli eredi al trono.

E in Italia? Cognomi importanti ma con vent’anni di meno, ovvero un paio di generazioni dopo, cominciano a vedersi sui campi di regata. Ci sono i cuccioli Benamati (papà Roberto ha vinto un Mondiale Star, che è sempre qualcosa di straordinario e per sempre) che scalpitano tra Optimist, Laser e persino la stessa Star. Ci sono i Lamaro, muove i primi passi un Chieffi (figlio di Tommaso, ma Enrico ne ha due prossimi al lancio in orbita: i fratelli carrarini furono campioni del mondo 470 e azzurri olimpici, Enrico ha anche un Mondiale Star all’attivo), scalpita nel Laser un forte Marrai (papà Antonio è stato nientemeno che Team Manager della super Luna Rossa del 2000), c’è una giovanissima Bacchiega (che va in Laser 4.7 col cognome di papà, ma ha già la grinta di mamma Anna, iridata e olimpica in 470), c’è una Pelaschier che ama le grandi navigazioni (papà Mauro, a sua volta figlio e nipote d’arte, s’è fatto un paio di Olimpiadi in Finn e milioni di miglia a vela ovunque nel mondo), c’è qualcos’altro… Ma…

Ma non ci sono proprio Bouet e Peponnet. Soprattutto non ai vertici di classi olimpiche o propedeutiche. E’ difficile trovare linee ereditarie nella vela italiana. Non si hanno notizie su eventuali discendenze genetiche veliche dei fantastici Gorla e Peraboni, del singolista Paolo Semeraro, del surfista Paco Wirz, dei fratelli 470isti Montefusco, dei fratelli FDisti Celon... Per restare alla nidiata dello stesso Peponnet.

A ritroso non va meglio. Il mitico Straulino ha avuto una figlia che non è andata a vela. Albarelli, Gargano, Capio, Pizzorno, Casentino, Siciliano, De Stefano, o Vencato, Pivoli, Massone, Milone, Mottola, Scala, Testa: tutti più o meno inimitati. C’era, si, la brava Roberta Zucchinetti che vinceva in Laser ed Europa, ma ha lasciato. C’è movimento sul cognome Croce. Papà Beppe, il capostipite, è stato guida politica quasi spirituale della vela italiana e mondiale (FIV e IYRU) per tre lustri, il figlio Carlo (che proprio per evidente linea di successione ereditaria è divenuto anche presidente FIV) è stato due volte alle Olimpiadi con l’FD, e l’altro figlio Luigi una volta con la Star.

Figurarsi ora che si fanno anche meno figli. Mentre cominciano a vedersi alle regate i figli di Grael e Cayard, probabilmente i più grandi velisti di tutti i tempi ancora in attività, non succede niente da noi, salvo le citate eccezioni. I Favini, Devoti, Bruni, Bogatec, Ivaldi, Pirinoli, Celon, hanno tutti bimbi ancora troppo piccolini. E quanto alla supercapitana, velista mondiale dell’anno nel 2008 e vicepresidente FIV Alessandra Sensini, non ha ancora avuto figli. E’ un’analisi parziale e accennata, magari merita approfondire, ma l’andazzo è chiaro.

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