lunedì 2 novembre 2009

"Bisogna percorrere ogni tanto il confine di se stessi per aver conoscenza dell'umiltà necessaria per vivere" (Intervista a Luca Del Zozzo)


(Nella foto, Luca all'interno del suo Pogo 2. Sul tetto i disegni con i cerchi del coraggio Maori, in ricordo del grande Simone Bianchetti)

La Transat650 ci ha rivelato un altro grande marinaio. Luca Del Zozzo (Corradi ITA 686), uno degli 8 solitari italiani alla Transat650. Uno che poteva finire tra i top ten. E’ andata diversamente (problemi di energia nella prima e Pot-Au-Noir severo nella seconda). Ma anche nel suo caso, questa Transat ha fatto conoscere un bravo velista e marinaio. Quella che segue è l’estratto da una sua bella intervista.

Si è conclusa la Transat 650 di Corradi Ita 686. 24 ore dopo aver tagliato la linea di arrivo e dopo una notte rigeneratrice, lo skipper Luca Del Zozzo ha risposto alle nostre domande. Risposte di un uomo che, pur avendo realizzato un exploit sportivo fuori dal comune e toccato il suo massimo agonistico, rimane semplice, naturale e umile. Già l'umiltà, segno distintivo dei grandi marinai, ne ha parlato durante la nostra conversazione lanciando così: “Bisogna percorrere ogni tanto il confine di se stessi per aver conoscenza dell'umiltà necessaria per vivere”. Marinaio e filosofo.

Dal punto di vista crudo delle classifiche: questo 12° nella seconda tappa della Transat650 è il tuo migliore risultato da quando navighi sui Mini?

Ho fatto terzo alla San Remo Mini Solo, ma non si può confrontare una regata di 140 miglia in Mediterraneo con trenta barche a una prova di endurance come la seconda tappa (3.200 miglia e quasi 50 concorrenti in partenza). Questo risultato è sicuramente costruito su un importante lavoro di preparazione che è stato possibile in gran parte grazie a Corradi. L'ingresso di Corradi come main sponsor ha dato una grande carica di responsabilità al progetto. La relazione con un'azienda di quel tipo, che ottiene successi commerciali grazie a un lavoro efficiente e lasciando poco al caso, ti richiama al dovere di fare bene e a prepararti come si deve. Mi ha aiutato a capire quale era la strada per ottenere risultati soddisfacenti e arrivare a Bahia dopo aver dato tutto e senza aver nulla da rimpiangere.

Ci racconti l'inizio della regata e le difficoltà che rappresentano il passaggio delle isole (prima le Canarie, poi Capo Verde)?

Siamo partiti di bolina. Ho seguito i consigli del meteorologo Bernot fino a un certo punto. Poi le condizioni meteo reali sono state un po' diverse dalle previsioni e ho dovuto adattarmi. I cancelli alle Canarie e a Capo Verde sono stati bellissimi momenti tattici. La strategia l´ho elaborata lì e sono contento di quanto ho fatto perché non ho preso cantonate. Alle Canarie, ho approcciato la punta di Tenerife sfruttando il buono (rotazione favorevole del vento, Ndr) sulla punta e, nella notte, ho preso la testa di un gruppo di tre barche che avevo davanti. Sono uscito dal canale fra Tenerife e Gomera davanti diverse miglia, in una posizione di controllo e pronto a iniziare la discesa verso la Mauritania forzando un po´ i ritmi. Il passaggio a Capo Verde è stato simile ma la troppa confidenza raggiunta con l'autopilota mi ha tradito. Lo spi si è arrotolato sullo strallo. Ho dovuto ammainare tutto per fare un giro in testa d´albero con il coltello. La mattina dopo avevo a fianco il 539 che era quinto. E poi c’è stata la notte dell’attacco…

(...) IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERVISTA, con il racconto dai 40 nodi alle bonacce del Pot-Au-Noir, da non perdere, cliccando questo link.

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