giovedì 10 dicembre 2009

Vincenzo Maria Sannino (2.11.1993-9.12.2009)

La vela non è solo uno sport bellissimo ed emozionante, una disciplina in rapporto con la natura, una scelta di vita: la vela è anche uno degli sport più sicuri al mondo. Lo confermano le statistiche. La tragica morte di un giovane velista a Napoli, una delle città con la maggiore tradizione velica d’Italia, la città che ha ospitato le regate veliche della sola Olimpiade italiana (Roma 1960), è una di quelle fatalità che lasciano increduli. Morire durante la pratica dello sport più bello, a 16 anni, morire in mare durante un allenamento con una barchetta a vela, nel 2009, con le attrezzature e le tecnologie odierne, con l’organizzazione di un club storico come il Savoia, è un destino crudele, e un evento rarissimo. Purtroppo è anche un evento sul quale i media si gettano famelicamente, come sempre quando si incontrano le contraddizioni: il bello e il brutto, la tragedia e lo sport, la morte e la gioventù.

Il povero Vincenzo Maria Sannino (2.11.1993) era tesserato per il Canottieri Savoia, il club antico, il simbolo di Santa Lucia, lo sfidante di Coppa America. Era in allenamento con un 420. La barca ha scuffiato, evento questo si assai frequente e normale, anche nella sua gestione in sicurezza, e Vincenzo sembra sia rimasto per qualche motivo sotto la barca capovolta, impossibilitato a risalire in superficie. Su questo punto le versioni si contraddicono, e purtroppo siamo pieni di strafalcioni. Così abbiamo letto frasi come: “Per una causa non ancora chiarita una sartia (uno dei cavi che serve a sorreggere l'albero e a manovrare la vela) si è impigliata nelle caviglie del ragazzo che è così finito in acqua, facendo «scuffiare» (rovesciare) il leggerissimo scafo.” Oppure: “Durante l'allenamento è caduto in mare ed è annegato impigliato in una vela finita in acqua”. O ancora, il massimo: “la barca si è capovolta e il ragazzo è rimasto incagliato ed è annegato”.

Agenzie, primi flash da cronisti locali, news sui siti web di grandi quotidiani, riportati anche dai grandi (come corriere.it), servizi di piccole tv territoriali e news ripresa da qualche TG serale. La scarsa conoscenza della vela può spiegare parzialmente.

Quello che non si spiega, e che non si può accettare, è il modo in cui il sito web www.federvela.it, ovvero l’unico organo ufficiale della Federazione Italiana Vela, l’Ente per il quale il povero giovane atleta era tesserato e sotto la cui egida si svolgeva la sua attività di preparazione sportiva, ha ieri gestito la tragica notizia. 1) Sbagliando il nome della vittima (Francesco anziché Vincenzo); 2) riportando due delle tre frasi da qualche agenzia, contenenti delle impossibilità tecniche, tra cui quella del ragazzo rimasto “incagliato”; 3) sbagliando persino il nome del club, suo affiliato, definito “Real” come una squadra di calcio.

Di seguito la news completa così come è stata online su www.federvela.it dalle ore 20 circa del 9 dicembre, fino alle ore 11,15 circa di oggi 10 dicembre:

“CORDOGLIO IN FIV PER LA PERDITA DEL GIOVANE VELISTA A NAPOLI
09.12.09
Nel golfo di Napoli, il 16enne Francesco Maria Sannino è deceduto durante una lezione di vela. Sannino era un allievo del Circolo Canottieri Savoia.
Durante l'allenamento è caduto in mare ed è annegato impigliato in una vela finita in acqua. A bordo della barca a vela c’era anche un altro ragazzo.
Per cause ancora in fase di accertamento, la barca si è capovolta e il ragazzo è rimasto incagliato ed è annegato nonostante i soccorsi immediati prestati sia dall'istruttore che era in una barca vicina che dell'altro ragazzo a bordo insieme alla vittima.
La Federazione Italiana Vela è vicina alla famiglia e al Real Yacht Club Canottieri Savoia in questo tragico momento.”


Come detto, questa mattina è stata rimossa e sostituita da una ancora più scarna:

“CORDOGLIO IN FIV PER LA PERDITA DEL GIOVANE VELISTA A NAPOLI
09.12.09
Nel golfo di Napoli, durante un uscita in mare a bordo di una deriva classe 420, è deceduto il 16enne Vincenzo Maria Sannino.
La dinamica dei fatti e le cause del decesso sono in corso di accertamento da parte delle Autorità competenti.
La Federazione Italiana Vela è vicina alla famiglia in questo tragico momento.”


Anche se gli errori – veramente imperdonabili per una Federazione Sportiva Nazionale in relazione al proprio sport – sono stati corretti o cancellati, resta l’impatto della Comunicazione FIV sulla vicenda: insufficiente, deficitario, sciatto. La Federvela ha delle precise responsabilità, e chi si occupa di Comunicazione per lo sport della vela deve esserne cosciente, sempre. Se la Comunicazione FIV è insufficiente, deficitaria e sciatta sulla vela olimpica, sulla promozione giovanile, sul fronte interno nei confronti di tesserati e affiliati: questo è grave e avrà delle conseguenze. Ma se la stessa deficienza la Comunicazione FIV la evidenzia nell’affrontare accadimenti drammatici, come il tragico incidente di Napoli costato la vita a un giovane atleta, questo è molto più grave e le conseguenze potenziali assai maggiori. Riflessioni che giriamo al Coordinatore del Settore Promozione Immagine e COMUNICAZIONE, il Vicepresidente Vicario Glauco Valerio Briante.

In serata, intanto, il Reale Yacht Club Canottieri Savoia ha diffuso il seguente comunicato: "Il Circolo Savoia, duramente colpito dalla tragedia consumatasi ieri pomeriggio, 9 dicembre, con la scomparsa durante un allenamento in mare del proprio giovane atleta Vincenzo Maria Sannino, sospende in segno di lutto tutte le attività sportive e sociali in calendario sino al 13 dicembre 2009 incluso."

7 commenti:

  1. Giuseppe Consiglio.Era ora che qualcuno scrivesse qualcosa di sensato dato che o letto la maggiore degli articoli che parrlano di assurdita scritte da persone che non conoscono questo sport. Penso che nessuno meglio del suo compagno non so se timoniere o prodiere possa dare una mano allo svolgimento della pratica dei carabinieri. Anche perche in base alla scuffia l andatura il ruolo del ragazzo morto (penso che sia un prodiere se la causa fosse una sartia)comunque: la barca scuffia prima a 90 gradi poi lentamente scende a 180 gradi, e scuffiata sopravento cosa molto raraa per un 420 o sottovento?? il ragazzo stava al trapezio? il trapezzio era a norma italiana o internazionale (importante perche il secondo a dispositivi di sicurezza come lo sgancio rapido e un taglia cime)indossava un giubino salvagente (di che tipo)in quei momenti non si e molto freddi a pensare cosa fare il piu e l istinto dal passare dalla barca in acqua puo aver sbattuto sulla deriva (parte in cui si evita di cascare anche se i piu esperti si ci posano sopra direttamente ed evitano anchedi bagnarsi)o tra il boma e lo scafo sbattendo nel boma con la testa cosa difficile di solito capita ai meno esperti con un braccio. Certamente non anneghi stando sotto la barca capovolta dato che ci sta l aria per respirare.Se la scuffia avviene sopravento ribadisco strano per un 420 (puo accadere in fase di virata o strambata)puoi restare un po sotto le vele ma la superficie e poca 2 bracciate e sei fuori.Comunque in conclusione penso che abbia sbattuto la testa da qualche parte.

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  2. Il povero ragazzo di Napoli è stato veramente sfortunato: casi del genere sono rarissimi, come scrivi giustamente Fabio. E' importante fare luce pienamente sulla dinamica dell'incidente, e poi evitare che questa tragedia getti una luce sinistra sulla vela, farlo diventare uno sport pericoloso quale non è assolutamente. Certo meno di tantissimi altri. Invece peccato proprio per il modo in cui la federazione della vela che dovrebbe essere sopra a tutto e tutti, ha informato sulla notizia, sbagliando nomi e facendo una figuraccia. Non mi sento rappresentato da una federazione che gestisce le cose così. Lucio V.

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  3. Da genitore sento che non è il caso di polemizzare su nulla di quanto accaduto!
    La tragedia per quanto accidentale, rimane l'unica reale tremenda testimonianza di quanto è potuto accadere al povero ragazzo del Savoia.
    Poco importano i primi comunicati della notizia: sterili, imprecisi, errati, non fa niente l'importante era comunicare la triste vicenda.
    Scritti da persone fuori dal mondo della vela non potevano che essere così...
    Quello che mi aspetto da parte di chi invece è parte integrante del nostro mondo riguarda il seguito di questo incidente. Vorrei sapere come si sono svolte realmente le cose, quanto è dovuto al caso e se si poteva fare qualcosa di più per salvare Vincenzo, ma non per accusare nessuno, solo per capire se esiste veramente un pericolo di vita per i nostri ragazzi che vanno in mare o analizzare i rischi di chi invece se li vede affidare senza ben valutare la grande responsabilità assunta.
    Credo che oltre alla famiglia vittima della tragedia siano da seguire da vicino anche il timoniere della barca e l'istruttore, credo che in questo momento anche loro siano profondamente colpiti da quanto accaduto, e lo saranno per moltissimo tempo, probabilmente per sempre credo.

    L'autorevole rivista francese Voiles et Voiliers dedica ogni mese un articolo di almeno 4 pagine all'analisi di un incidente accaduto in mare su barche a vela. Raccontato dai testimoni, protagonisti in prima persona,
    foto, racconti diretti, testimonianze di chi è accorso in salvataggio, meteo del momento, analisi di chi ha vissuto l'evento e poi della Rivista, con relativi commenti. Insomma tutto quanto di utile si possa raccogliere su situazioni che possono un giorno riguardare chiunque vada per mare.
    E' chiara l'utilità di questo servizio, penso lo sia per tutti, ma sottolineo anche l'importanza di queste analisi, fatta da persone competenti, per riportare lo sport della vela o l'andar per mare sotto la giusta luce che meritano.

    Non dimentichiamo che è uno sport bellissimo, un attività meravigliosa, e che se possibile cercheremo di rendere ancora più sicura, purtroppo, se ce ne fosse ancora il bisogno.

    Questo vorrei a fare luce sull'incidente, e non l'inchiesta giudiziaria, perchè posso già immaginare i risultati scritti da chi di vela non sa niente di niente...

    Adesso comunque, in questo momento, sento solo il bisogno di rimanere in silenzio, il più vicino possibile ai protagonisti, che sperano di portare al più presto Vincenzo a Procida come desidera e chiede il suo papà.

    Daniele

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  4. Grazie per l'indizio e mi scuso se nel post successivo ho inserito un commento replica.
    www.voilesetvoiliers.com/securite

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  5. La F.I.V. abbia la decenza di scusarsi per degli errori così inaccettabili, e se esiste un director of communication dovrebbe pensare a dimettersi. Questo se fossimo in un paese civile.

    Marino

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  6. Noi "siamo" in un Paese civile, ma non ci preoccupiamo della prevenzione, né del primo soccorso. Come si è svolto il soccorso? E' durato a lungo, fino all'arrivo del 118? Che età aveva il compagno di equipaggio? Perché non è prevista una dotazione di soccorso sul gommone-appoggio? Si devono riformare le regole: all'estero, queste cose si studiano con l'educazione civica... L'incidente va analizzato a fondo, per correggere norme e comportamenti e.... cattive abitudini!

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  7. fra qualche giorno saranno otto gli anni senza Vincenzo, la sofferenza aumenta ogni anno che passa. Neanche il tempo è stato galantuomo..

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