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Vogliamo parlare un po’ dello Statuto FIV? E’ la “Costituzione” della nostra casa federale, la carta fondante, quella con le regole-chiave della democrazia interna, della rappresentatività delle sue componenti, del funzionamento degli Organi e, di conseguenza, dell’efficacia e dei risultati derivanti dalla sua attività. Perché parlarne? Perché la Nuova FIV si è messa in testa di cambiarla radicalmente, dando vita a una clamorosa rivoluzione. Come in tutte le rivoluzioni, ci sono pro e contro, elementi di progresso e pericolosi ritorni a un passato remoto. Perciò – davanti alla prospettiva della riforma statutaria federale più estrema dal 1975, la prassi più corretta sarebbe quella di INFORMARE, COMUNICARE, DIFFONDERE tra tutti gli affiliati e i tesserati le proposte, le motivazioni e l’iter della riforma, CONFRONTARSI e INTERAGIRE con loro e arrivare finalmente all’assemblea con una effettiva condivisione del progetto.
Invece la rivoluzione dello Statuto sta avanzando invisibile, silenziosa. Ecco perché ne parliamo noi.
Non è cosa facile, non è cosa da tutti i giorni, considerare le norme dello Statuto di una Federazione Sportiva Nazionale. Tanti articoli, tante regole, frasi spesso difficili da comprendere e ancor più da interpretare. E temi che finiscono per interessare poche persone. Ma questa volta, mettetevi l’anima in pace, dovremo tutti approfondire ciò che sta accadendo intorno allo Statuto della Federazione Italiana Vela.
Primo: perché una Commissione FIV sta varando una riforma profonda dello Statuto, di portata rivoluzionaria.
Secondo: perché questa riforma dovrà essere approvata dall’Assemblea delle Società affiliate (i Circoli), che si riunirà entro il 30 marzo del 2011.
Terzo: perché le ipotesi e i principi della riforma statutaria che circolano (col contagocce) hanno la potenza di una bomba di molti megatoni, in grado di cambiare radicalmente la gestione, l’organizzazione e la vita stessa dell’Ente che presiede al nostro sport, dal sistema elettorale (e quindi di rappresentanza nazionale delle realtà periferiche), al sistema di governo (i vari organi federali), alla periferia (le attuali Zone o le Regioni o quello che sarà, come vedremo), ai contorni della figura del dirigente sportivo (età, durata degli incarichi, poteri). Insomma: la paventata e assai probabile riforma dello Statuto della Federvela dal 2011 riguarda, davvero, tutti noi. Nessuno escluso.
L’antefatto
L’attuale Statuto FIV risale – a parte alcune modifiche e aggiornamenti minori – al 1975, anno in cui l’Assemblea dei Circoli affiliati riunita a Milano voltò decisamente pagina, introducendo i principi che tuttora reggono l’Ente con una modernizzazione e democratizzazione profonda. Il presidente federale all’epoca si chiamava Beppe Croce (che lo fu dal 1957 al 1980). Prima di allora, i presidenti di Zona erano nominati dai consiglieri federali, i quali erano pochi e non rappresentavano le rispettive Zone di provenienza, tutto era centralizzato. Non occorre ricordare che da quella riforma statutaria e organizzativa è nata la Federvela moderna: la sua organizzazione decentrata in tutto il paese, la rappresentanza dei Circoli nelle Zone e delle Zone nel Consiglio nazionale, attraverso criteri di elezione che coinvolgono tutti i tesserati e gli affiliati, è stata la base di una crescita che ancora continua, anche col recente traguardo di 100mila tesserati. Dopo 35 anni, e al netto dei naturali aggiornamenti fisiologici, il nuovo presidente FIV Carlo Croce ha da subito annunciato di voler porre mano allo Statuto.
I tempi
Croce aveva dato incarico a un “regista” con un anno di tempo. I tempi sono raddoppiati. Al lavoro c’è una pantagruelica Commissione per la riforma dello Statuto (composta dal Presidente Onorario Carlo Rolandi che la presiede, e da Giorgio Brezich, Glauco Briante, Pier Luigi Ciammaichella, Fabrizio Gagliardi, Guido Martinelli, Raffaele Ricci, Giancarlo Sabbadini e il Coordinatore Federale Gianni Storti), che si è riunita 5 volte e alla fine ha emesso un documento intitolato “Principi Informatori” della riforma, in meno di due pagine. Ora i tempi sono strettissimi: c’è un Consiglio Federale il 19 novembre dedicato al tema (ma i Nuovi Consigli, si sa, durano poche ore. Non basterà), poi la Commissione dovrà tramutare i “principi informatori” in articoli veri e propri del Nuovo Statuto, e infine questo dovrà essere veicolato alle Zone entro 60 giorni dall’Assemblea (entro il 31 marzo 2011).
Secondo alcuni lo scenario più probabile è che la riforma vada avanti e l’assemblea la approvi nel consueto clima di scarso interesse. Forse. Ma in giro si colgono anche segnali diversi: i dubbi sui principi della riforma e sulle prime proposte (tra poco ci arriveremo) partono da molto in alto e arrivano da almeno metà consiglieri di presidenza. Le voci critiche proseguono tra i consiglieri federali (la stragrande maggioranza dei quali rischia il posto se la riforma passerà), e si dilatano nelle Zone, in alcuni Circoli, in qualche singolo tesserato. La riforma non è destinata a passare sotto completo silenzio, o al buio. E allora eccoci: accendiamo i riflettori.
Le proposte
Il documento completo con i Principi informatori è scaricabile a questo link. In sintesi ecco i punti salienti.
- Limitazione a 2 mandati (due quadrienni) per tutte le cariche elettive federali, sia nazionali che periferiche
- Limite di età a 70 anni per i candidati a tutte le cariche
- Le attuali 15 Zone saranno sostituite dalle Regioni geo-politiche (che sono 20:
1) Abruzzo
2) Basilicata
3) Calabria
4) Campania
5) Emilia Romagna
6) Friuli Venezia Giulia
7) Lazio
8) Liguria
9) Lombardia
10) Marche
11) Molise
12) Piemonte
13) Puglia
14) Sardegna
15) Sicilia
16) Toscana
17) Trentino Alto Adige
18) Umbria
19) Valle d'Aosta
20) Veneto), oltre all’aggiunta di comitati provinciali per le province autonome di Trento e Bolzano. Dunque il totale è di 22 organi territoriali. Ben 7 in più di oggi. Alla faccia della sburocratizzazione.
- Il Consiglio Federale è ridotto a 10 membri più il presidente: 7 in rappresentanza degli affiliati (i Circoli), 2 per degli atleti, 1 dei tecnici
- L’attuale divisione della struttura in Settori, e le rispettive attribuzioni, sono sostituite da un sistema di Commissioni (permanenti o temporanee composte fino a 4 membri, nominati dal Consiglio) .
- I Gruppi Sportivi Militari (anche la Marina Militare) avranno voto in assemblea nazionale ma non a livello regionale, e designeranno ogni anno un loro rappresentante che parteciperà senza diritto di voto alle riunioni del Consiglio Federale
- Per esercitare il diritto di voto in assemblea, gli affiliati (i Circoli) devono realizzare almeno due dei seguenti requisiti: scuola vela con almeno 50 partecipanti, adesione a progetti di formazione tipo Vela Scuola o simili, organizzazione di almeno tre regate l’anno, propri atleti che partecipano ad almeno tre regate di livello nazionale l’anno, partecipazione all’attività paralimpica
- Procedure elettorali: ogni Regione elegge 1 solo candidato alla carica di consigliere federale; il territorio nazionale è diviso in tre collegi elettorali (le macro-aree o macro-zone) Nord, Centro e Sud. Poi vi trascrivo alla lettera il testo tratto dai “principi informatori”: Tra i candidati di tutte le Regioni verrebbero eletti in Consiglio Federale coloro che otterranno il maggior numero di voti da tutti gli Affiliati (votazione su base nazionale), pur nel rispetto di un criterio di rappresentatività delle 3 macro aree direttamente collegato alla forza elettiva (numero degli Affiliati aventi diritto di voto) dei 3 collegi. Si può fin d'ora ipotizzare una rappresentatività del territorio per il Nord, il Centro e il Sud pari a (3,2,2 o 2,3,2 o 2,2,3 Consiglieri) od altra composizione numerica discendente dal modello che verrà individuato per I'identificazione delle 3 macro aree. Possibilità di esprimere un numero massimo di preferenze pari a 5 su 7.
Parliamone
Cosa pensano di questa riforma-rivoluzione, nell’ordine, Consiglieri federali, presidenti di Zona, presidenti di Circolo e tesserati? Pur nella scarsa informazione sull’argomento, le idee circolano. Ne ho raccolte alcune (anche contrastanti) che – in forma anonima – porteremo quale contributo alla discussione. Intanto ecco qualche commento a caldo, su cui avviare le riflessioni. Ma in fretta: l’assemblea di marzo è dietro l’angolo…
Limite a due mandati – In via teorica sembra giusto, favorisce il turn-over e garantisce gestioni più oculate. Ma è proprio così? Se i primi quattro anni servono a un dirigente per fare esperienza e i secondi quattro per impostare le linee di gestione, è giusto poi liberarsene d’ufficio, quando magari l’assemblea lo confermerebbe? E ancora: contando tra i due mandati anche quello attuale, nel 2016 la FIV si potrebbe trovare con un Consiglio completamente nuovo, la memoria storica azzerata. Sicuri che sia un bene?
Limite di età a 70 anni – Altra regola per favorire il ringiovanimento, e sta bene. Ma con l’evoluzione della nostra società e l’innalzamento dell’età media, ha davvero senso per un organismo che presiede all’organizzazione dello sport privarsi d’imperio delle capacità, dell’esperienza e del tempo libero di un 70enne (e oltre) in piena forma? Perché darsi la zappa sui piedi? Lasciamo che sia l’assemblea a decidere.
Dalle 15 Zone alle 22 Regioni – Qui il disordine è ancora molto, e ho l’impressione che la Commissione che ha emesso i Principi informatori non abbia calcolato alcune conseguenze della rivoluzione. Inoltre si dice che la proposta deriva da indicazioni CONI. Ma informandosi meglio, si scopre che non è così: il principio di territorialità non è una imposizione, il CONI si limita a suggerirlo ma poi lascia ampia autonomia alle singole federazioni di organizzarsi secondo la propria funzionalità. Ci sono varie federazioni che non seguono questo criterio. Al CONI sta benissimo, come è stato fino a oggi con le 15 Zone della vela. Ci torneremo, ma intanto provate a immaginare la vela sul lago di Garda gestita, anziché da una Zona come avviene oggi, da ben tre Regioni (Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto)… E non è l’unico esempio.
Gruppi Sportivi Militari – La Marina Militare si sente legittimamente declassata: dopo anni di riconoscimento quale Ente aggregato alla Federazione, e con un rappresentante in Consiglio, oggi viene equiparata alle altre forze. A cosa serve e a chi giova questo misconoscimento del ruolo storico della Marina nello sviluppo dello sport velico? Si può trovare senz’altro un modo meno traumatico per far convivere e dare pari dignità ai GSM, la cui importanza per la vita dei nostri atleti è evidente a tutti.
Riduzione dei consiglieri e procedure elettorali – Sono il vero “cuore” della riforma, il resto (anche quanto detto fin qui) restano quisquilie al confronto. Qui sta la vera rivoluzione. Solo 7 consiglieri da 22 Regioni (!), oltre 2 alteti e 1 tecnico. Un distillato, una spremuta, una mega strizzata al movimento della vela e alle sue infinite realtà territoriali. Duro, durissimo da mandare giù. La procedura elettorale appena abbozzata dai Principi informatori è tutta da capire e interpretare (e quindi da commentare a lungo), ma resta fortissimo il dubbio sull’effettiva rappresentatività di tutta la vela in questo mini-governo. Si dice che serve per risparmiare sui costi di gestione dell’attuale Consiglio (15 da 15 Zone, più 5 atleti e 3 tecnici). Ma questo risparmio è tutto da verificare e sarebbe vanificato dal contemporaneo rilancio del sistema delle Commissioni che sostituirebbero gli attuali Settori: 1) AMMINISTRAZIONE E ATTIVITÀ PERIFERICA; 2) PROMOZIONE, IMMAGINE E COMUNICAZIONE; 3) ATTIVITÀ AGONISTICA E SQUADRE FEDERALI; 4) PROGRAMMAZIONE ATTIVITÀ SPORTIVA NAZIONALE; 5) QUADRI TECNICI; 6) ATTIVITÀ VELICHE SPECIALI. Che sparirebbero, sostituiti da non si sa cosa.
Come si vede c’è tanta carne al fuoco, e una discussione che può solo giovare a tutti. E questa non è che la prima puntata.
venerdì 29 ottobre 2010
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