(Questo post è pubblicato qualche minuto PRIMA sul portale www.saily.it, nella sezione Piazza Vela. Nei prossimi giorni, gradualmente, tutto il blog "La Mia Federvela" sarà trasferito e gli aggiornamenti saranno attivi SOLO su www.saily.it/piazzavela. A questo indirizzo resterà l'archivio completo dei post pubblicati)
24 settembre 2000-24 settembre 2010. Dieci anni dalla medaglia d'oro di Alessandra Sensini. Tanto? Poco? Dieci anni: che significano due olimpiadi, altre due medaglie (di bronzo ad Stene, d'argento a Qingdao) per lei e una (di bronzo nel Laser) da Diego Romero, e tante emozioni, cambiamenti, spinte in avanti. Lo sport della vela oscilla tra lusso inarrivabile, imprese sportive al limite, organizzazione e promozione in perenne rilancio, e gesti semplici di eroi di tutti i giorni. Arma e vai, diceva Straulino. Arma e vai, diciamo ancora oggi: c'è da aggiungere altro?
Quella medaglia è storia di una grande atleta e di tutti. E' specchio di un movimento.
Quel giorno era domenica, i negozi erano chiusi a Sydney, e pensando a quanto poteva succedere "rubammo" dal nostro appartamento una vecchissima bottiglia di champagne, forse conservata gelosamente. Lasciammo un biglietto, spiegando che la causa era giusta, giustissima: 48 anni dopo l'ultimo oro olimpico nella vela. Il più difficile fu far passare quel vecchio ammasso di bollicine e poco alcol all'interno del varco olimpico, superando il divieto di introdurre bevande alcoliche. Coinvolgemmo l'ISAF, la polizia, ce la facemmo. E qualcun altro procurò la bandiera tricolore. Avevamo organizzato, come ufficio stampa federale, un motor yacht con 23 giornalisti italiani. Che si misero a fare il tifo come una curva. Insomma, è successo.
Ed è stato bello. Al punto che questo "anniversario" ce lo siamo ricordati, noi di Saily, senza fatica. Non lo ha ricordato nessun altro, eppure a Formia la Polverini consegnerà dei premi a Lars Grael e Robert Scheidt per le loro medaglie olimpiche...
Quando è successo, pochi giorni dopo avevo scritto la ricostruzione che segue, pensando di descrivere quella vittoria, e quell'ultima incredibile regata, a chi non fosse proprio esperto della vela. Oggi ve la ripropongo perchè a me continua a dare le stesse emozioni. Eccolo qui.
La migliore Olimpiade dell'intera storia della vela italiana. Mai prima erano arrivati, insieme, un oro e un argento. La medaglia d'oro che torna nella vela 48 anni dopo Agostino Straulino e Nico Rode. La prima medaglia d'oro vinta da una velista. La prima medaglia d'argento vinta nella classe Finn. Il quinto posto assoluto nel medagliere per la vela. Questo è stata Sydney 2000.
Quanta strada percorre una vela, quante regate deve fare un velista, per ritrovarsi a scavare dentro se stesso cercando tutto, per tirarlo fuori nel momento decisivo. Quattro anni di preparazione olimpica, e Alessandra Sensini, nel 2000 campionessa del mondo e d'Europa, ha rivissuto come in un flashback la sua intera carriera in una regata che sembrava scritta da un maestro dell'horror a lieto fine. Era venerdi 24 settembre. Una settimana più tardi Luca Devoti il vulcano, sempre a inseguire la sua testa che corre avanti e lontano, ha sfidato il suo destino e ridisegnato la scia del suo Finn, in una giornata finale con due prove ventose e piene di tranelli di vento e psiche. Era sabato 30 settembre. Due giorni indimenticabili.
Alessandra Sensini, Oro il 24 settembre 2000
Non le è bastato essere la più forte fisicamente (più di almeno la metà della flotta maschile), la più preparata e ricca di classe. Non le è bastato neanche vincere 4 prove, scartare un 4° come peggiore risultato. Non le è bastato stroncare la resistenza della più temuta rivale, la fuoriclasse neozelandese Barbara Kendall. _Tra Alessandra e il suo oro c'è una sorpresa, piccola e tedesca, si chiama Amelie Lux, 24 anni e 48 chili. Troppo giusta per le ariette della Sydney Harbour versione olimpica, un avvio folgorante e poi sempre regolarissima (sei secondi posti!). _Il duello finale si farà, tutto è pronto: Lux avanti di 1 punto. Sensini, legittima aspirante al trono, con due sole possibilità: vincere, o arrivare seconda davanti alla tedesca.
In mezzo ci sono le onde, il vento, le barche stampa e fotografi, i tifosi persino sulle spiaggie con le bandiere e le trombe, i pensieri. Troppa roba, meglio non pensarci. Così Ale scatta in testa e sembra voler divorare l'ultima regata. Prima alla prima bolina, Lux ottava. Finita? Macchè, è solo l'inizio. Guai a distrarsi perché dopo mezza poppa la Lux è clamorosamente seconda. Accade l'inverosimile: sembra che l'intera flotta di 29 surfiste rallenti fin quasi a fermarsi, lasciando il palcoscenico al primo match race nella storia del windsurf. A colpi di strambate, di virate, marcamenti, bordi, sorpassi.
Si! Sorpassi davvero, perché nella seconda poppa la tedesca passa davanti. Alessandra trova risorse probabilmente spirituali. Guarda la piuma Lux volare in poppa e si chiede cosa fare. Si risponde, perché la terza bolina è un film. La mitica Sensini, il super-atleta, scivola e finisce in acqua, non distante da un promontorio dove sono in delirio una ventina di tedeschi e - mai domi - papà Goffredo e la sorella Irene.
Finita stavolta? Niente da fare. La vela di ITA torna su, si gonfia, vira, rivira, s'incanala su una lay-line disegnata dagli astri e all'incrocio sfila nuovamente avanti alla Lux. Poppa-bolina-poppa (la regata del secolo prevede 4 giri) ancora da infarto fino all'arrivo: un altro paio di sorpassi e controsorpassi, pezzi di vetroresina di due tavolette Mistral che danzano scherzando con la storia a pochi centimetri l'una dall'altra.
Fino a lasciarti senza fiato, senza pensieri, senza più dubbi: il laschetto dice che, si, la regina ha definitivamente preso lo scettro, nei metri finali. L'urlo, quel lungo brivido che i riccioli non riescono stavolta a disperdere, le feste bagnate e tricolori, qualche lacrima nascosta e tanti occhi colmi di felicità vera. Sensini d'oro, era scritto ma è stata durissima. Giusto così. E via alla festa infinita.
venerdì 24 settembre 2010
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Al solo leggere le parole "arma e vai" vengono i brividi, gli occhi lucidi e la voglia di armare un guscio qualunque.
RispondiEliminaStraulino sarà per sempre un esempio (e brava Alessandra, che quell'esempio lo ha seguito!).
bebop