domenica 30 agosto 2009

Paul non stacca mai!



Paul, Paul e ancora Paul: Cayard non stacca mai, la sua è fame di vela, in tutte le sue forme. Come giudicare uno che ha vinto (quasi) tutto nella carriera velica, ha trionfato al giro del mondo, nel giro della Coppa America, nella grande altura, ha fortemente voluto e raggiunto le Olimpiadi in Star, e in una stagione definita “di transizione”, a causa della crisi economica mondiale, è passato allegramente dalle TP52 AudiMedcup series di Portimao in Portogallo alla “sua” San Francisco per il Mondiale della storica e acrobatica deriva 505, a prua di un suo amico?

Guardatelo come si diverte al trapezio, e sentite quello che racconta dopo la fine del campionato: “Sono così felice che Howie mi abbia chiesto di fare questa regata! Mi sento come se avessi nuovamente 20 anni. Essere un velista professionista ti allontana da queste barche che sono ‘fichissime’, e che usavamo solo da ragazzi. Sono le barche che ci hanno insegnato a veleggiare, ci hanno dato la sensibilità per capire come andare più veloci con qualsiasi altra imbarcazione. Cercherò anche in futuro altre opportunità di navigare sui 505, magari il Mondiale 2011 a Hamilton Island, con mio figlio Danny al timone. Ci sono tante porte aperte!”

Del resto Paul non “stacca” mai anche sulla rete: è forse il personaggio della vela che meglio sa interpretare la potenza del web per comunicare costantemente, 24 ore su 24 e in tutto il mondo, ai suoi molti fans. Il suo sito-blog – www.cayardsailing.com – è aggiornatissimo con i suoi pensieri, le immagini, i risultati, una sorta di diario sempre aperto. Un solo guaio: di Paul ce n’è uno solo...



Mondiale 470 del 2009, occasione sciupata



Si è concluso a Rungsted in Danimarca per l'organizzazione del Royal Danish Yacht Club, il Campionato del Mondo della classe olimpica 470, con 95 equipaggi maschili e 57 femminili. La vela azzurra torna a casa con un podio sfiorato (4° posto a -1 dal 3°) per Giulia Conti e Giovanna Micol, e un 13° in campo maschile con Luca e Roberto Dubbini. Non proprio una festa, per una classe nella quale consideriamo da anni di avere equipaggi di vertice assoluto. E' vero che è l'anno post-olimpico, la Nuova FIV è in piena fase di rinnovamento a tutti i livelli (anche quelli nei quali non ce n'era bisogno), e ci sarà tutto il tempo per riorganizzarsi, ma nelle classifiche fanno capolino nuovi equipaggi e scricchiolano le gerarchie consolidate: nella vela olimpica moderna (e nel 470 in particolare) non si può mollare neanche un mese. Insomma noi ci siamo, ma è guai a distrarsi.

G&G, PODIO SFIORATO IN SURPLACE
Giulia Conti e Giovanna Micol, “number-ones” della classe senza necessità di ulteriori conferme, chiudono al 4° posto il Mondiale della classe di cui sono campionesse europee, e a un solo misero punto dal terzo posto sul podio. Le azzurre hanno concluso al 6° posto una Medal Race sfortunata (condizioni variabilissime, che gli atleti hanno descritto “come quattro stagioni nella stessa giornata”), a lungo condotta nelle prime due, tre posizioni e dominata dalle olandesi volanti Lisa Westerhof e Lobke Berkhout per una giusta cavalcata verso il titolo iridato.

Così in classifica generale sono precedute, oltre che dalle olandesi campionesse del mondo, anche dalle giovani spagnole Tara Pacheco e Berta Betanzos, nonché dalle francesi Ingrid Petitjean e Nadege Duroux. Per capire come beffardamente sia sfumato il podio per G&G basta considerare che le due francesi hanno concluso la Medal Race al penultimo posto. Decisiva la terza bolina e l’ultima poppa, nelle quali G&G hanno perso posizioni decisive, e una piccola avaria che le ha rallentate proprio sul traguardo. Il quarto posto conferma comunque Conti e Micol nel supervertice della classe, anche nell’anno post-olimpico. Per quanto si è visto in Danimarca, la coppia italiana ha grande velocità, è mancata in costanza e fortuna nei frangenti decisivi.

Le altre azzurre al Mondiale: 40° Eugenia Di Giacomo e Marianna Cicala, 44° Francesca Komatar e Sveva Carraro, 45° Giulia Tobia e Giulia Moretto, 55° Sara Quattrocchio e Camilla Baruzzi.

L’ANNO DI SIME FANTELA, E LA STORIA DEL NEO CAMPIONE DEL MONDO
In campo maschile, senza il caposquadra Gabrio Zandonà (impegnato nel concomitante Europeo Melges 24 a Hyeres con Joe Fly che si permette il lusso di schierare a bordo lui, Francesco Bruni e Alessandra Sensini...), al via una pattuglia azzurra molto giovane guidata da Luca e Roberto Dubbini, che hanno concluso con un più che onorevole 13° posto. E’ stato il gran Mondiale di Sime Fantela e Igor Marencic (medaglia d’argento ai recenti Giochi del Mediterraneo proprio alle spalle di Zandonà e Della Torre), la giovane coppia croata che da alcuni anni prosegue un crescendo senza soste, che li ha già portati a titoli juniores ed europei. Il biondo Fantela, allenato dal papà Edo, è una vecchia conoscenza dei campi di regata, considerato una sicura promessa già nel 1999-2000 quando mise in scena una significativa (almeno per chi ci crede...) doppietta con un 3° posto e una vittoria al Mondiale Optimist (classe nella quale ha esordito nel 1997 in Italia). Tre anni dopo (2003) era già campione europeo juniores 470!



Sime è spesso per regate e allenamenti in Italia e parla benissimo l’italiano. Il suo titolo iridato è anche un po’...tricolore?! Il suo Mondiale è stato perfetto: inizio fulminante che fa il vuoto e poi controllo degli avversari, fino al 2° posto nella Medal Race. Peccato non vedere il nostro senatore Zandonà in un Mondiale che poteva essere decisamente alla sua portata. Il secondo posto a sospresissima va alla coppia di semi-sconosciuti inglesi (ne sfornano in continuazione...) Patience Luke e Suart Bikell, il terzo ai giapponesi Harada Ryunosuke e Yoshida Yugo.

Poi in ordine sparso vecchie glorie ed equipaggi rampanti di una classe che si conferma sempre giovane ed effervescente, se molli un attimo sei fregato: quarti i fratelli olandesi Sven e Kalle Coster, quinti gli australiani Matthew Belcher e Malcolm Page, sesti gli austriaci Matthias Schmid e Florian Reichstaedter. Per i Dubbini un ottimo inizio e tanta sostanza, con l’impossibile sogno della rincorsa alla Medal Race fermata solo da alcuni brutti piazzamenti nelle finali. La responsabilità di giudare il team gli ha giovato.

Gli altri italiani (alcuni forse non esattamente pronti per un Mondiale, mentre sono spariti altri equipaggi di qualche esperienza, è una fase delicata da seguire con attenzione): 36° Fabio Zeni e Nicola Pitanti, 45° Andrea Airò e Nikolaos Masoli, 63° Francesco Bertone e Simone Malagugini, 64° Alfredo Capodanno e Mauro Caputo, 78° Nicolò Bertola e Danilo Alcidi, 90° Emanuele Savoini e Ezio Savoini, 92° Francesco Bertagna e Marco Giannini.

IL COMMENTO DEL TECNICO AZZURRO GUGLIELMO VATTERONI
"Un posto bellissimo, condizioni splendide e impegnative, con tutti i tipi di vento, corrente, onda, grandi regate tecniche. L'assenza di Zandonà era già prevista, ma resta un peccato: nella classifica di vertice manca solo lui, tra i soliti equipaggi visti vincere in questa stagione, e in più Gabrio ha spesso battuto Fantela. Pazienza. Grande sfortuna invece per Giulia e Giovanna, che sono state superate all'arrivo della Medal di 20 centimetri a causa della fuoriuscita dello spi che le ha rallentate, e hanno perso così un podio che strameritavano. Sono arrabbiate e le capisco, ma devono comunque considerare che, da campionesse europee in carica, si sono confermate al vertice per tutto il campionato e hanno battagliato per una medaglia. Va bene così."

Link classifica finale completa Mondiale 470 Maschile: http://www.worlds470.kdy.dk/uploads/men_final_290809.pdf
Link classifica finale completa Mondiale 470 Femminile: http://www.worlds470.kdy.dk/uploads/women_final_290809.pdf

sabato 29 agosto 2009

mercoledì 26 agosto 2009

Alinghi-BMW Oracle: la Media Race


(Nella foto, il super trimarano BMW Oracle "USA", in mare affiancato dalla replica della goletta "America", piena di ospiti, giornalisti e fotografi)

Mentre Alinghi 5 si concede bagnetti di acqua salata e bagni di folla e di media a Genova, Larry Ellison ha voluto autocelebrare BMW Oracle a San Francisco in una presentazione di gala “all’americana” (cioè easy e casual) a 400 invitati selezionati e – va da sé – tanti media a stelle e strisce.

Nella lunga, e ormai ben avviata, marcia verso la 33ma Coppa America, questi sono i giorni in cui i due super-rivali cercano consensi, tifosi, sponsor, spinte di ogni genere, nei rispettivi bacini d’utenza elettivi, cioè ciascuno in casa propria. Bertarelli ha fatto trasvolare il suo megacat sulle Alpi e si concede uno scampolo quasi di vacanza estiva (di lavoro, s’intende) nell’amica Liguria, in attesa di salpare su una supernave verso RAK, l’acronimo che per tutti gli addetti ai lavori indica Ras Al-Khaimah, l’Emirato arabo dove ha convocato (per ora suscitando come noto solo reazioni di moderata contestazione da parte di BMW Oracle) la prima regata della Coppa numero 33, appuntamento l’8 febbraio, farà caldo e ci sarà il vento giusto. Di fronte alla chiamata ai media di Alinghi, Ellison non si è fatto da parte e ha organizzato la festa di cui vi diamo conto (unici tra i media europei). Dalla quale emerge qualche chicca da tenere a mente: che il trimarano BOR 90 battezzato nazionalisticamente “USA” sarà la barca che sfiderà i detentori per conquistare la Coppa America; che il timoniere sarà l’asso australiano James Spithill (ricordate l’ex Luna Rossa), che ha avuto la benedizione direttamente dal superskipper Russell Coutts; che il megatrimarano si allenerà a San Diego fino a novembre; “vogliamo scoprire in pieno il potenziale della barca – dicono i capi di BOR – per sfruttarne al massimo le prestazioni: se ci riusciremo potremo andare a vincere la Coppa”. Coutts e Ellison hanno presentato il team ai 400 superospiti che hanno affollato il Convention Center. Climax della giornata, l’uscita in mare del supertrimarano affiancato (si fa per dire) dal profilo della replica della goletta America, quella che nel 1851 dette origine alla leggenda dell’America’s Cup. Cosa non si fa per ridare entusiasmo a un popolo su un trofeo che una volta godeva a difendere e poi a riconquistare.



A Genova Bertarelli e i suoi giocano con Alinghi 5 e infiammano i giornalisti italiani. Ernesto sta sempre al timone e tutti gli fanno la stessa domanda: cambierete le regole e imporrete l’armatore al timone? (domanda oltretutto scomoda, dal momento che in coppamerica tecnicamente l’”armatore” è uno yacht club, e chi sta al timone, il Commodoro?). Lui risponde, carino, che no: “non imporremo il gentlemen’s driver” (quello che si usa sui Farr 40, insomma, e il solo pensare di poterlo fare, ma appunto di concedere di non farlo, apre uno squarcio sull’approccio al dopo-Valencia 2007 da parte del boss di Alinghi).

Ma chi è più veloce: il catamarano Alinghi 5 o il trimarano BOR Usa? E chi lo sa? Per Soldini il trimarano, per altri il catamarano, ma sono opinioni singole, anche abbastanza partigiane. Nessuno li ha visti insieme, due mostri così, ed è chiaro che le differenze, di manovra, di prestazione, nelle varie andature, nelle varie condizioni, nelle accelerazioni, nel (si fa per dire...) circling, e così via, emergeranno nei prossimi mesi di allenamento, e non mancheranno tentativi di comparare – anche a distanza – le due barche. Ma sarà tutto (abbastanza) inutile: solo il confronto diretto dirà quale strada ha vinto. Ma ci sarà mai questo confronto?

L’8 febbraio 2010 nel Golfo Persico ci saranno al via per la Coppamerica un catamarano svizzero e un trimarano americano di 90 piedi? Molte sono ancora le incertezze, molti gli ostacoli sulla via della megaregata, molte forse anche le soste dai giudici di New York. Tra media, feste, allenamenti, test e comunicazioni, riuscirà la coppa a dire trentatrè? State con noi per saperlo.

Uno così è da far parlare un po', no?


Sette-volte-sette: sette titoli iridati, anche nella vela munifica di titoli non sono un bottino che si inventa facilmente. Un italiano, di Mantova, velisticamente nato sul Mincio, c'è riuscito. Nel semi-disinteresse generale (tutti preoccupati di seguire le uscite-farsa di Alinghi 5 in mare a Genova, delle quali - per inciso - ci occupiamo in altra parte del blog). Così abbiamo pensato: uno così è da intervistare, non vi pare. Intervista ad Andrea Bonezzi, 7 volte campione del mondo del singolo acrobatico Contender.

Come hai scoperto la vela e come hai iniziato?
Andrea Bonezzi - Mio padre gia' andava a vela quando ero piccolo e gia' si era costruito il Fireball quando avevo 5-7 anni. Poi al mio circolo della Canottieri Mincio Mantova c’era un gruppo di bambini della mia eta' che andavano in Optimist e io mi aggregavo per fare le regate insieme, mio padre mi ha anche costruito l’Optimist.

Perché hai scelto il Contender?
AB - La scelta del Contender e' stata la strada facile perche' mio padre andava in Contender e mi ha costruito la barca e mi portava a regatare insieme a lui. Inoltre a 14-15 anni ero gia' alto e pesante a sufficienza per andare bene in Contender, tra l'altro ho smesso di andare in Optimist a 12-13 anni perche' ero troppo pesante, a 12 anni andavo forte (e ho vinto i regionali lombardia dei giochi della gioventu) solo con vento fresco. Il Contender mi piaceva, e ho sempre amato le regate e col Contender facevo solo regate piu' qualche uscita al mare nel periodo di vacanze estivo, mio padre mi aveva costruito un Europa ma non ci andavo mai perche' non c'era nessuno che mi portava alle regate.

Come fu il tuo tentativo olimpico sul 49er e come poteva andare diversamente?
AB - Be' il fatto di scegliere di regatare su una barca olimpica non implica un "tentativo olimpico", io ho cominciato ad andare in 49er quando e' stato messo olimpico, il motivo principale e' che quel tipo di barca aveva diffusione zero in italia, a me piacevano i 14 piedi o 18 piedi o Laser 5000 da tanto tempo ma nessuno andava in italia e non c'erano regate. In ogni caso le prime volte che sono andato in 49er e' stato durante gli stage FIV ad Alassio e a Torbole, questo era insieme ai Bruni e ai Sibello, i fratelli Sibello erano un po' al mio punto perche' non avevano una barca e quindi siamo stati principianti per lungo tempo, i Bruni invece avevano una barca e poi Francesco e' molto bravo, oltre che come velista anche nella metodologia a prepararsi per una nuova classe e nel cercare le corrette informazioni dalle persone giuste. Io sono contento della mia esperienza sul 49er, mi vanto del fatto che forse sono stato l'unico a non avere perso una lira dall'esperienza in quanto sono riuscito ad acquistare 2 barche nel 1998 da 2 australiani e poi le ho rivendute allo stesso prezzo e sopratutto non ho comprato nulla, la randa e il fiocco lacerati si aggiustano, stessa cosa per il bompresso spezzato...col 49er ho fatto il mondiale a Bandol con mio fratello e quello di Melbourne con Giovanni Bonzio, per il modiale di Melbourne avevo comprato una barca con un set di vele buone e albero del nuovo tipo, inoltre in quel periodo gia' vivevo a Sydney per i periodi invernali. Il problema era che a Melbourne il vento e' sempre forte e anche le onde sono impegnative, in pratica io e Gio' non avevamo preparazione per quelle condizioni. In ogni caso di bolina sia con mio fratello che con Gio' non avevamo problemi e spesso anche eravamo nelle primissime posizioni alla prima boa, di poppa eravamo un disastro come velocita', occorre tempo anche per il prodiere a imparare la tecnica di conduzione sugli skiff (forse pero' dipendeva anche da gennaker troppo usati). In ogni caso dal 49er ho imparato molto visto anche che nel periodo in cui andavo in 49er ho vinto il mio secondo mondiale Contender nel gennaio 1998 e il terzo nel settembre 1999.
La regata di Kiel del 1999 da' una buona idea sul mio periodo sul 49er e sulla mia campagna olimpica: sono andato a Kiel con 2 barche, il mio Contender e il 49er. Le regate Contender sono nella prima parte della settimana e l'obiettivo era trovare qualcuno che potesse farmi da prua sul 49er per la seconda parte, se non trovavo nessuno con esperienza sarei ritornato senza fare le regate 49er. alla fine ho trovato qualcuno che ha fatto i primi 3 giorni e un altro che ha fatto gli ultimi 2 giorni, col Contender ho vinto, col 49er aveva vinto Bruni e io ero indietro pero' mi sono divertito. Nel 2000 ho venduto i miei due 49er sia perche' il prezzo che ho spuntato era buono, ma anche perche' in Italia la classe era tutt’altro che in buono stato e dovevamo barare sui numeri deglli iscritti al campionato per avere un campione italiano.


Come hai percepito la presenza della FIV nella tua carriera di velista e cosa hai ricevuto dalla Federazione?
AB - La presenza FIV io l'ho vista quando andavo in Optimist nello stage fatto a Livorno e avevo circa 10 anni e quindi non ricordo molto, pero' non credo la qualita' degli allenatori fosse buona, penso mancasse quella che era la particolare specializzazione sugli Optimist e non vi era la conoscenza dei dettagli della barca e della messa a punto e delle tecniche specifiche (tipo studio sulle virate in Optimist o posizione in barca con vari venti e andature etc.). La presenza FIV successiva l'ho vista in 49er con l'allenatore australiano Craig Ferris che era bravo e molto utile e con conoscenza specifica. Purtroppo ho fatto gli stage quando non avevo ancora la barca e probabilmente mi servivano successivamente in fase di perfezionamento, ma allora la federazione aveva gia' scelto un paio di equipaggi e quasi tutti gli altri erano lasciati a se stessi, io comunque non ho avuto problemi ad organizzarmi per partecipare ai mondiali di Bandol e per Melbourne, gia' col Contender sono abituato a organizzarmi bene. Forse la federazione poteva essere un po' piu' di aiuto a Sydney visto che in vista delle olimpiadi il circolo chiedeva l'equivalente di 15 euro al giorno per tenere il 49er e le federazoni avevano trattamenti di favore, io ho avuto dei problemi e spesso dovevo portami la barca a casa. La federazione quando aveva piu' soldi negli anni 90 dava contributi per la classe Contender per i risultati internazionali e per l'attivita' nazionale, questo e' stato utile e molte federazioni straniere non hanno mai dato incentivi per imbarcazioni non olimpiche.

Come uno dei velisti italiani più titolati di sempre, un tuo "messaggio" alla dirigenza federale sulle cose da migliorare o completare
AB - Domanda un po' difficile, la linea di fondo e' che l'italia ha avuto pessimi risultati sul fronte olimpico da sempre e quindi cambiamenti dovevano essere fatti tanto tempo fa. Basta guardare la classe Laser dove con tutti praticanti che ci sono in Italia non si riesce a alzare il livello, questo avviene da decenni, sicuramente la federazione e' la maggior responabile di questa situazione e sicuramente la qualita' degli allenatori/istruttori nella classe Laser non e' mai stata adeguata. Se invece prendiamo la classe Star i risultati ci sono, ma questo perche' l'eta' dei velisti e' piu' alta e quindi di conseguenza la loro esperienza e capacita' di organizzarsi.
Le soluzioni sono difficili e io non conosco bene come funzionano le cose in FIV, probabilmente decentrare alle zone e ai circoli e alle singole classi e' una buona soluzione, penso in questo modo si possa risparmiare parecchio, sopratutto per l'organizzazione regate e spese per comitati regata, stazze, giudici etc.


Quale sarà il futuro di velista di Andrea Bonezzi?
AB - Be' il mio futuro ai vertici della classe Contender non prevedo sara' tanto lungo visto che a 40 anni faccio fatica a mantenere una buona forma e parecchi giovani si muovono meglio di me in barca. In ogni caso finche' ci sono i risultati continuerò a regatare e a partecipare alle regate piu' importanti, certo che dopo aver vinto tanto e' molto difficile regatare con l'idea di poter fare solo un piazzamento e non vincere, non sono sicuro di poter regatare con questa mentalita' sulla classe Contender. Adesso vivo a Melbourne e ho un figlio di 3 anni, qui c'e' sempre un bel vento d'estate e anche parecchi buoni velisti e penso potrei aiutare qualche giovane come allenatore. Ho anche una ottima esperienza su skiff con gennaker, in particolare su Musto skiff dove mi vanto di essere uno dei primi ad esserci salito per la prima volta nel 2001 con 15 nodi e aver tirato su e giu' gennaker e rientrare a terra senza scuffiare...ho anche costruito il sistema gennaker sul Vis di Nautivela quando la barca era uscita dalla progettazione senza gennaker nel 2001. Spero un giorno questo tipo di barca possa essere olimpico e potrei senz'altro dare un ottimo contributo come allenatore (piu' probabile pero' che lo faccia in Australia che in Italia). Ho anche una mezza idea di fare il mondiale Musto skiff qui a Melbourne nel gennaio 2011, avrei il peso giusto e qualche prima boa davanti dovrei riuscire a girarla...

sabato 15 agosto 2009

Londra 2012, anche il CIO affonda il Tornado



ADDIO DEFINITIVO AL MULTISCAFO PER LA VELA ALLA XXX OLIMPIADE. SE NE RIPARLERA' (FORSE) NEL 2016

Il Comitato Olimpico Internazionale ha confermato che gli eventi per lo sport della vela ai Giochi di Londra 2012 saranno 10. Affondano così definitivamente, nonostante le voci che alimentavano speranze, la carriera olimpica del catamarano Tornado, che l’ISAF avrebbe designato in caso di riammissione dell’undicesimo evento.

Il Comitato Esecutivo del CIO (presidente, 4 vicepresidenti e 10 membri eletti dalla sessione plenaria dei membri del CIO, riunito a Berlino, ha confermato definitivamente le discipline dei 26 sport in programma per le Olimpiadi di Londra 2012. Viene dunque respinta la richiesta dell’ISAF di portare da 10 a 11 gli eventi della vela, per mantenere la categoria del multiscafo. Il presidente del CIO Jacques Rogge ha scritto ieri all’ISAF: “Mentre l’Executive Board ha pienamente riconosciuto il valore che la Vela apporta ai Giochi Olimpici, ha deciso di mantenere la decisione del 2005 riguardante la quota di eventi e atleti della vela. Come conseguenza, il catamarano Tornado non sarà parte del programma della XXX Olimpiade di Londra 2012.”

La decisione di ridurre da 11 a 10 gli eventi era seguita alle raccomandazioni della Commissione per il Programma Olimpico del CIO, e l’ISAF era una delle 17 federazioni internazionali che avevano richiesto di rivedere tale decisione. Lo stesso Rogge in una conferenza stampa ha chiarito che la decisione è legata al fatto che i Giochi hanno raggiunto la loro massima capacità, e le richieste delle varie federazioni rischiavano di aggiungere 720 atleti al numero già raggiunto di 10.500. “Siamo spiacenti, ma non possiamo accogliere le richieste di queste federazioni”, ha concluso Rogge (un passato di velista niente male in Finn).

Per l’ISAF lo “zuccherino” della conferma della nomina del presidente Goran Petersson e di Re Federico di Danimarca tra le 6 persone nominate dall’Executive Boars quali membri del CIO, la cui conferma sarà votata nella prossima sessione del CIO a Copenaghen in ottobre.

Il segretario generale dell’ISAF Jerome Pels ha commentato: “Certo siamo dispiaciuti che la nostra richiesta di mantenere l’undicesima medaglia sia stata respinta, ma acomprendiamo e accettiamo la decisione del CIO. Siamo tristi che il multiscafo sia fuori dal programma olimpico di Londra, ma per il 2016 ci sarà una nuova discussione sugli eventi all’interno dell’ISAF, con la possibilità di un ritorno del multiscafo. Ora guardiamo avanti a Londra, ISAF lavorerà strettamente insieme al CIO per assicurare che le prossime Olimpiadi abbiano per la vela lo stesso successo che ha avuto Qingdao nel 2008”.

La vela a Londra 2012 vedrà dunque impegnati 380 atleti nei 10 eventi scelti dal Council della federvela mondiale nel novembre 2007:

Singolo maschile - Laser
Singolo maschile pesante - Finn
Deriva in doppio maschile - 470
Deriva High-Performance in doppio - 49er
Windsurfer maschile - RS:X
Barca a chiglia maschile- Star
Singolo Femminile - Laser Radial
Deriva in doppio femminile - 470
Barca a chiglia per Match Racing femminile - Elliott 6m
Windsurfer femminile - RS:X

Il link al microsito dell’ISAF su Londra 2012: www.sailing.org/london2012



(Nella foto, Francesco Marcolini e Edoardo Bianchi con il loro Tornado si portano vicino al palco olimpico di Qingdao e festeggiano a modo loro la medaglia di Diego Romero. Una immagine emblematica dello spirito di squadra degli azzurri a Pechino, e dell'impegno del nostro ultimo equipaggio olimpico del Tornado. Ora il Mondiale sul Garda a settembre sarà una passerella malinconica, e il futuro di molti atleti incerto)

martedì 11 agosto 2009

Larry, Ernesto, Cat, Tri & Schermaglie continue

"BOR 90 sarà la barca che useremo per la 33a Coppa America", afferma Golden Gate Yacht Club. "Ottimo, ora sappiamo quale barca useranno gli sfidanti di BMW Oracle", risponde Alinghi. All'udienza del 10 agosto, gli americani hanno fatto un passo (sibillino) in avanti, annunciando che l'attuale trimarano, quello varato da quasi un anno, provato e riprovato, poi recentemente modificato (forma delle prue e molto altro) sarà la barca che il team USA veleggerà in Coppa contro il catamarano Alinghi 5. Ma aggiungendo "sottoporremo la barca a ulteriori e successive modifiche, senza che Alinghi possa asqualificarci". Con i tempi che corrono, con le barche che volano sulle Alpi, si allenano al porto di Genova e svizzeri che annunciano l'America's Cup in un emirato del Golfo Persico, non ci si può certo stupire se l'attuale BOR 90, un giorno non troppo lontano, sia trasformato in catamarano... Del resto il famoso Custom House Registry, il certificato di conformità della barca, ancora non si è visto, no? Insomma, udienza interlocutoria, schermaglie a colpi di comunicati stampa. E di fatto, incertezza ancora elevata sia sulle barche che sulla sede della regata. Su Ras Al-Kahimah (ormai nel mondo della vela sintetizzato in RAK), nonostante sia partita una imponente caccia agli sponsor da parte di un team multinazionale a guida elvetica (con dentro spagnoli e gli stessi emirati), si attendono ancora le mosse di BMW Oracle.

sabato 8 agosto 2009

Azzurre scogliere di Dover

Ecco il primo avamposto della vela olimpica azzurra in vista della campagna per Londra 2012.



La base operativa è stata individuata nel Castel Cove Sailing Club, al centro della baia di Weymouth e Portland, dove ha sede la celebre Sailing Academy della Royal Yachting Association e dove sono in corso di realizzazione le strutture olimpiche, visitate nei giorni scorsi anche dalla Regina Elisabetta (foto), prenotato intanto per due mesi di allenamento che coinvolgeranno atleti e tecnici di varie classi, e che culmineranno con la settimana preolimpica di Weymouth, ultima tappa del circuito ISAF World Cup.

Dal 4 al 13 agosto il primo allenamento ufficiale riguarda gli atleti delle tavole a vela maschili e femminili, guidati dal DT Paolo Ghione. La classe RS:X infatti disputerà proprio nel sito olimpico di Weymouth e Portland il Mondiale 2008.

Al team che ha preso possesso dell’avamposto azzurro nella terra di Albione, si unirà anche Alessandra Sensini. La vicepresidente federale, che ha annunciato a fine luglio il ritorno alla campagna olimpica per Londra 2012. Non farà il Mondiale, ma vuole visionare il campo di regata olimpico. Come è vissuto il ritorno in pista di Alessandra da Flavia Tartaglini e Laura Linares, le due azzurre in lotta per la selezione? “Le scintille tra atleti di vertice possono esserci, è naturale – dice lo stesso Ghione – l’importante è saperle gestire con professionalità e serietà”.




(Le strutture olimpiche in realizzazione, e la Regina Elisabetta in visita la scorsa settimana)

venerdì 7 agosto 2009

Eppur si Marketing (FIV affida a Besanopoli marchio, grafica e campagna sul tesseramento)


Davide Besana, noto per le sue vignette sui temi della vela, nonché appassionato velista e titolare dell’agenzia di comunicazione Besanopoli (nella vela ha seguito recentemente le campagne mini 650 di Andrea Caracci), è stato incaricato dalla FIV per alcuni lavori di “marketing communication”. In particolare, Besanopoli ha già realizzato uno studio con la ridefinizione della policy sull’uso del marchio FIV e uno studio sul cosiddetto “below-the-line”, il coordinamento grafico e le varie produzioni grafiche (la prima è stata il Bilancio Consuntivo 2008). In cantiere Besanopoli ha adesso una locandina e una mini-campagna volta a enfatizzare l’importanza di possedere la tessera FIV. Bene. Qualcosa si muove dunque nel “marketing” federale, che era rimasto al palo dopo l’ampia ricerca realizzata nel 2007-2008 con l’Università di Roma – Facoltà di Economia intitolata “Vela e Velisti”, e i suoi risultati che avevano evidenziato la necessità di iniziative da parte federale. Non cambia invece l’abitudine della Nuova FIV a non comunicare persino le proprie azioni apprezzabili: pochi infatti sapevano dell’incarico a Besana e tanto meno dei suoi dettagli (costi, obiettivi, eventuali sviluppi successivi). Intanto, comunque, benvenuto a Davide Besana nella grande famiglia federale. Chi è Besana?

Ecco come egli stesso descrive l’incarico FIV sul suo sito: “Dal neo-appassionato anche giovanissimo, fino al campione olimpico, la FIV è la casa di tutti i velisti italiani. Per Besanopoli, che ha una grande esperienza nella comunicazione nella vela, e un direttore creativo con trent'anni di regate alle spalle, è un cliente importante e affine.”

Ed ecco, sempre dal sito di Besanopoli, qualche dettaglio dei suoi lavori per il cliente FIV:

1) “Logo FIV. Un manuale per l'applicazione del marchio, contenente tutti gli elementi della modulistica delle diverse "zone" della Federazione. A ogni immagine corrispondono una serie di files per la stampa, la diffusione internet, etc”

2) “Restyling Below the line. Il bilancio 2009 e il programma strategico sono stati i primi documenti ai quali abbiamo applicato una grafica rigorosa, chiara, ingentilita da immagini che evocano la vela senza distrarre.”


3) “Tesseramento. Una locandina per spiegare ai soci vecchi e nuovi le nuove promozioni organizzate dalla Federazione.”




--> Davide è bravo, è un amico ed è un creativo geniale in più appassionato velista. Quindi sorriderà insieme a noi se chioseremo che: a) le “zone” vanno senza virgolette (si chiamano proprio così, Zone con la zeta maiuscola, nella casa di tutti i velisti), b) dev’essere dura partire col below-the-line proprio dal Bilancio, quello famigerato del 2008 poi, dove è proprio impossibile ingentilire senza distrarre, mentre rigore e chiarezza forse sono più consoni, direi quasi necessari, al programma strategico..., c) sulle “nuove promozioni organizzate dalla Federazione” c’è da restare a bocca aperta. In attesa. Ma ripeto, Davide è bravo. Speriamo possa sentirsi libero e non dover interagire con qualche politico pseudo-competente, altrimenti saranno soldi sprecati.

Chi è Besana? Dicevamo. Due suoi libri sono anche un modo per inquadrare il personaggio. Il primo si chiama “Un mare di cazzate” (Biblioteca Umoristica Mondadori). “E’ una parodia dei tic, delle manie, dei riti del velista italiano. L'autore, fanatico della vela con sense of humor e talento di vignettista, racconta, attraverso le sue esperienze, il mondo della vela e delle regate. La vela, oltre che un serissimo sport, è anche un hobby tra i più diffusi in Italia: siamo tutti un po' velisti, insomma, con risultati spesso di comica goffaggine. E' soprattutto su questi che si accanisce la matita di Besana.” Così la presentazione sul web. Conoscendo Davide, c’è da sperare che titolo e relativo accanimento sulle comiche goffaggini non finiscano per essere applicati ora alla Nuova FIV...
Il secondo libro si intitola “Capitani disastrosi” (Sperling & Kupfer), che farebbe pensare a più d’uno dei nuovi inquilini del 16° piano di Corte Lambruschini..., e invece no, Besana racconta decine di regate e crociere, scuffie e cazzate, attraverso i fumetti. Sollievo.

Buon lavoro Davide.



(Nelle immagini, gli studi e le realizzazioni di Besanopoli per la FIV, riprese dal website di Besanopoli)

La fantacoppa è realtà


Chissà cosa ne pensano John Cox Stevens, il magnate newyorkese che vinse nel 1851 all’Isola di Wight la regata che diede inizio alla saga dell’America’s Cup, o Sir Thomas Lipton, il re del tè col record delle sfide (5, tutte perse) al trofeo più antico del mondo. O anche Dennis Conner, il velista col record di finali (3 vinte, 2 perse), Raul Gradini che ci provò nel 1992 col Moro di Venezia. La Coppa America del terzo millennio è questa: un elicottero che aggancia un supercatamarano di carbonio da un lago svizzero, e lo trasporta in cielo attraverso le Alpi fino al Mediterraneo,. E centinaia di persone a salutare Alinghi 5 mentre lascia la Svizzera (detentrice del trofeo) alle 09,15 di ieri mattina, altrettante su decine di barche ad accogliere l’ammaraggio del “mostro” davanti al porto di Genova. Mai vista, e forse neppure immaginata, una cosa del genere. E’ la Coppa, baby.

La trasvolata di Alinghi 5 (seguito da un altro elicottero con l’albero in carbonio lungo 50 metri) per 270 chilometri lungo la Rhon Valley e sopra il passo del San Bernardo (2400 metri di altitudine) alla volta dell'Italia è durata circa 5 ore e non è stata priva di suspance. Nella prevista sosta a Biella per fare rifornimento, è emerso infatti un increscioso problema burocratico: un permesso mancante dalla Capitaneria di porto. Un granello che poteva mandare all’aria il trasferimento più spettacolare (e costoso) della storia velica. Poi risolto. Restava il divieto di sorvolare città, che ha costretto Alinghi a una rotta che ha raggiunto subito il mare, arrivando a Genova praticamente dal largo, alle 14,25 circa.

Brezza molto leggera da NW sul Passo del Gran San Bernardo. Ora Alinghi 5 si allenerà a Genova per circa un mese, poi su una nave raggiungerà Ras al-Khaimah, negli Emirati Arabi, sede (contestata) della 33° Coppa America. Prossima mossa a Larry Ellison e BMW Oracle: difficile invetare di meglio.

PERCHE' ALINGHI E' A GENOVA? ECCO LA VERITA'
Perchè gli italiani sono tifosi di Coppamerica, e Bertarelli è di origini italiane? Perchè il cantiere Amico ha fatto pagare al team una rata minore di altre località? Perchè c'è lo Yacht Club Italiano del "Comandante Croce" (come lo chiama Ernesto)? Vi sembra che nell'era della Coppa che vola sui ghiacci eterni (ancora per poco ahimè) delle Alpi ci sia spazio per calcoli in fondo romantici? Macchè: la macchina da guerra di Alinghi è a Genova semplicemente perchè c'è un porto, dal quale transitano, e partono, navi che possono portare il maxi-cat ovunque nel mondo. Anche a Ras Al-Khaimah, nel Golfo Persico. E da dove (Corte Suprema di New York permettendo) le truppe bertarelliane partiranno a metà ottobre. Tutto qui. Facile no?

giovedì 6 agosto 2009

Sai cos'è l'Isola di Wight...


(Il faro del Fastnet)

Sai cos'e' l'isola di Wight? Massi', il canale del Solent, la residenza estiva della Regina, il Medina river, Cowes. Il luogo (o almeno uno dei luoghi) dove tutto - in tema di yachting - ha avuto inizio. La culla della vela da diporto. Spazi che in tempi diversi hanno significato Coppa delle Cento Ghinee (poi America's Cup), le crociere e le regate regali, e poi l'epopea della Fastnet Race e dell'Admiral's Cup, pace all'anima sua. Una volta era l'alta società inglese a scegliere Cowes per divertirsi con le regate, oggi sono migliaia, alta e bassa società, tutti su e giù lungo Main Street, là dove si affacciava nei tempi gloriosi Casa Italia del team all'Admiral's, o al race village che oggi si chiama "Sail For Gold" (perchè tutta la vela inglese soffia sulle vele olimpiche) e c'è sempre e comunque, come 200 anni fa, come 10 anni fa, un angoletto dove si beve champagne, oggigiorno soprattutto grazie allo sponsor, Mumm. E poi c'è il Fastnet, che oggi si deve dire Rolex Fastnet Race. Lunga (605 miglia), bella, atlantica, piena di insidie, con ritorno a Plymouth, altro luogo mitico dello yachting. Quest'anno ci vanno come sempre in tanti e ci sarà anche Giovanni Soldini con il 40 Telecom Italia. Seguite tutto della Cowes Week e del Rolex Fastnet sul web: http://www.cowesweek.co.uk/web/code/php/main_c.php?section=day8&map=cw09&ui=oberon&style=std&override=



Insomma Cowes è ancora la culla dello yachting, anche nel 2009 dove volano catamarani sulle Alpi. God save the Queen.

mercoledì 5 agosto 2009

Troppo finto per essere vero?



E bravo Stuart Alexander, giornalista inglese (The Independent), scoop confermato: è Ras al-Khaimah, uno dei sette Emirati Arabi Uniti, la località prescelta per la prossima America's Cup. Spiagge bianche e acque azzurre contornate da palme tropicali, isole artificiali, hotel che sembrano castelli medievali, ombrelloni e piccoli moli con barche da sogno protesi in un mare dolce e accogliente. E qui in mezzo, una gru che solleva la straordinaria creatura della vela: il catamarano Alinghi 5, il Formula 18 quintuplicato, una rete di carbonio e idrauliche comandate da motori la cui missione sarà difendere e conquistare per la terza volta la Coppa America per la Svizzera. E non è tutto: sull'altro lato dell'isoletta-paradiso un'altra gru si dedica al mega-trimarano di BMW Oracle, altro mostro (in sviluppi difficili da prevedere) il cui destino è sfidare e riportare la Coppa a casa, in America. Il clan-Bertarelli ha fatto le cose come sempre in grande stile, e ci ha infilato un paio di chicche tanto per sfruculiare il campo dell'indemoniato Larry Ellison. Il disegnino, per l'appunto, delle due basi sull'isoletta verde e celeste: come dire quarda qui cosa vi aspetta, cosa vi abbiamo preparato. Proprio a BMW Oracle che ha già contestato la scelta degli Emirati Arabi perchè prima del "mutuo consenso" previsto da Deed of Gift. Oppure la lista di multinazionali presenti nel Golfo, a indicare la prosperità economica e finanziaria, lista che si chiude proprio con Oracle e BMW, ultima e penultima. Che fate, non venite?

Alinghi ha scelto l'emirato per i soldi dello sceicco Saud Bin Saqr Al Qasimi, erede al trono di Ras al-Kahim, che non ha certo badato a spese, e per il vento leggero, come ha confermato il monumentale Brad Butterworth senza nascondersi troppo: "E' giusto preoccuparsi delle condizioni meteo, con queste barche, per la sicurezza di entrambi i team". Gli americani, dal canto loro, pur se molti danno per sicura la costruzione di un catamarano a stelle e strisce, forse pensano che l'attuale trimarano sia più attrezzato anche a condizioni di vento più variabili. Ma ormai tra Larry & Ernesto il confronto è a tutto campo, è una ragione di vita. Quindi scontato il ritorno alla Corte di New York anche per la località.

Dopodomani intanto Alinghi 5 trasvola le Alpi e atterra alla Fiera di Genova.

Cosa avreste pensato se aveste letto queste righe solo 8 anni fa?

(Nella foto, il rendering dell'isoletta che fungerebbe da base dei due team per la XXXIII America's Cup: a destra i capannoni della base di Alinghi (tutto lascia supporre che sia già pronta), a sinistra la gru che manovra BMR Oracle e lo spazio per la basa da costruire)

lunedì 3 agosto 2009

Chiusa una Porta, FIV apre uno "Sportello"

Era in pista, ma fermo ai box, dall’8 gennaio. In quella data il primo Consiglio Federale l’aveva nominato “Delegato ai rapporti con le Zone FIV”, con delibera “subordinata ad approvazione del CONI”. Per tutti questi mesi, non arrivando l’approvazione CONI (ovvero l’accollo delle spese), Gian Luca Duranti è rimasto seduto in panchina. E ora che l’ultima riunione del Consiglio lo mette finalmente in corsa, c’è una novità a sorpresa. Anziché “delegato ai rapporti con le Zone FIV”, il buon Duranti è infatti nominato “quale responsabile e referente presso la Segreteria Generale di uno sportello di ascolto verso il territorio e la base, con il compito di ottimizzare l'informazione e la diffusione delle convenzioni Fiv per affiliati e tesserati". E ancora: "Il Dott. Duranti, che ha preso servizio da oggi, si tiene a completa disposizione di tutti gli affiliati e tesserati che sentano il bisogno di dialogare in maniera costruttiva con la Federazione su questo argomento”.

Ce lo comunica con la consueta supersonica rapidità, una news del 3 agosto, riferita al Consiglio del 21 luglio. Resta da stabilire se i 13-giorni-13 trascorsi tra la delibera e la notizia siano trascorsi: a) per attivare la linea telefonica dello “sportello di ascolto”; b) per consentire al Dott. Duranti di trovare casa a Genova; c) per trovare le parole adatte a definire il nuovo e inatteso ruolo. Il cambio in corsa, intanto, segna un successo della Consulta, che non ha fatto mistero di non gradire la figura di un delegato per le Zone.

Quello di Duranti (tesserato per il Club Velico Marina di Pietrasanta) è l’ennesimo nome all’esordio nella Nuova FIV (dopo i vari Baggioni, Tomasina, Devoti, e i consulenti presidenziali Chieffi e Demartis, nonché il neo segretario generale Gianni Storti) tutti più o meno accomunati alla parola “manager”. Non è più la FIV delle Commissioni e dei Gruppi di Lavoro, tagliati perché costosi e politici. E’ la FIV dei manager, evidentemente meno costosi e più efficienti.

Intanto auguriamo buon lavoro al Dottor Duranti che ha preso servizio da oggi. Ecco i suoi contatti: g.duranti@federvela.it, tel. 010 544541, fax. 010 592864, mobile: 340 5060720.

(Nella foto (FIV) Gian Luca Duranti. Sullo sfondo una foto di Paolo Venanzangeli)

domenica 2 agosto 2009

Dalle Parole ai Fatti


(Il presidente federale Carlo Croce con Luca Devoti alla festa per il premio ISAF Rolex Sailor of the Year a Madrid nel novembre scorso, un mese prima di essere eletto. Devoti, argento Finn a Sydney 2000, imprenditore e costruttore nautico, direttore del team +39 Challenge all'ultima Coppa America, esperienza e genialità che ne fanno uno dei protagonisti della vela azzurra, è stato recentemente incaricato da Croce di gestire lo sviluppo tecnico e la ricerca in collaborazione con università e vasche navali)

Come fare il check-up alla Nuova FIV se non confrontando le “promesse” e i temi pre-elettorali con le realizzazioni e i passi concreti della dirigenza federale? E’ quello che abbiamo tentato di fare nelle prossime righe. Abbiamo scelto le frasi più significative di Carlo Croce, prima candidato e quindi neo-presidente, quelle che formano il fil-rouge del Croce-pensiero, il suo modo di vedere la federvela e quindi la sua voglia di cambiarla. E su queste abbiamo inserito, come una cartina di tornasole, ciò che è avvenuto nei primi 6 mesi di attività. Per quanto le tematiche siano necessariamente in ordine sparso, ci siamo sforzati di riferirci con chiarezza ai fatti e non alle opinioni. In quanto “libera tribuna”, siamo naturalmente lieti di accogliere ogni osservazione diversa. Per il bene della FIV.

A - (10 ottobre 2008) Comunicazione della candidatura

1) Ritengo che un approccio di massima trasparenza, lealtà e correttezza e di snellimento burocratico possa rendere la realtà federale più vicina alle zone ai Circoli e soprattutto ai velisti.

2) Spero che tutto questo sarà possibile, così da consentire al nostro movimento di consolidare quel prestigio, anche in sede internazionale, che per tradizione merita.

--> E’ l’entrata in scena del candidato presidente, con argomenti che poi saranno più volte ripresi. Un’entrata a gamba tesa: lealtà e correttezza sbandierate come se fossero merce rara nella FIV attuale. Nei fatti, la “trasparenza” è rimasta tale: invisibile. Quanto al prestigio internazionale: dopo 6 mesi la Nuova FIV brilla per la sua assenza di comunicazioni e rapporti con l’ISAF, i delegati italiani sono diminuiti e della loro attività non è dato sapere.

B - (fine ottobre) I punti salienti del progetto per il quadriennio 2009-2012

3) Rendere la FIV più vicina ai tesserati; al servizio della filiera Zone, Circoli, Giudici, Tecnici e Utenti. Come farlo? Alleggerendo al massimo i compiti al centro e mettendo in condizione la rete di prendere decisioni autonome e rapide. La FIV non deve essere identificata come un grande complesso ostile e burocratico; deve occuparsi di poche cose ma farlo bene e con chiarezza.

--> Buono il proposito, doveroso, di avvicinarsi al tesserati. Ma onestamente deludente la messa in pratica. Nei primi mesi della Nuova FIV si è visto pochissimo di questo bel sogno elettorale. Anzi: le decisioni, fin troppo rapide, le ha prese sempre e solo il vertice (come vedremo). La voglia di “allegerire” i compiti centro per la verità si è vista, ma con esiti ancora tutti da verificare: non è stato ancora detto con chiarezza quali sono le “poche” cose che la FIV dovrebbe fare. E i protocolli con Assonautica e LNI fanno temere la visione di una FIV concentrata sullo sport di vertice. La sensazione, come in numerose altre occasioni, è che i nuovi vertici federali abbiano la tendenza a procedere per “encicliche”, trasferendo dogmi (come tali non soggetti a discussioni) alla base che si presume accondiscendente.

4) La chiarezza: punto per me molto importante. Il Consiglio Federale deve essere uno strumento agile. Non riunioni costose di giorni ma di ore e non solo a Genova ma girando per l’Italia velica divisa in alcune macrozone per essere sempre in contatto con le varie realtà.

--> Promessa mantenuta: il CF è talmente agile che si è riunito solo tre volte, due delle quali con velocità da gran premio, ed è vero, ha girato un po’ senza fermarsi a Genova (con dispendio notevole per i poveri uffici federali). In compenso si sono contate numerose riunioni informali, trasversali, spontanee, autoconvocate, su svariati temi specifici, in particolare per il famoso progetto Under 16. Risultato: il Consiglio sembra spaesato, privo di una road-map, di responsabilità chiare, come il Consiglio di Presidenza. Forse troppi gli stimoli e le direttive presidenziali, che tolgono ai singoli consiglieri le rispettive autonomie e quindi la voglia di fare. Per ora, insomma, e nonostante le potenzialità dei singoli, la “squadra” non c’è.

5) La trasparenza massima è indispensabile. Tutte le delibere devono essere prese alla luce del sole, assumendosi la responsabilità dei processi decisionali, senza scelte di corridoio imposte al Consiglio stesso e vanno inserite subito sul sito.

--> Ancora la trasparenza-invisibile. E’ un fatto che Le scelte più significative (preparazione olimpica, nomina del responsabile delle Relazioni Esterne, individuazione del responsabile dei rapporti con le zone, individuazione del nuovo segretario generale, decisioni sul rinnovo dell’ufficio stampa, contratti dei tecnici, scelta di alcuni manager, studio delle riforme statutarie... e scusate se è poco) sono state prese dal vertice ristretto (presidente e due-tre collaboratori), senza delibere di consiglio, quindi senza le relative discussioni, a volte persino con la farsa di una delibera presa a poche ore da una conferenza stampa (è successo a Ostia, ricordate?, con il “nuovo” piano della preparazione olimpica). Forse l’accusa di verticismo mossa a Sergio Gaibisso, ora non è poi così lontana.

6) Nella parte amministrativa, un severo e trasparente controllo di gestione, davvero condiviso dai revisori, ogni euro dovrà essere giustificato e pubblico. Vorrei in questo campo una rigorosa casa di vetro, anche tenendo conto che le risorse del CONI saranno certamente di molto ridotte, dati i tempi; un controllo di gestione codificato con l’obbiettivo di bilanci certificati e gli standard richiesti per ottenere la certificazione ISO-9001:2000.

--> A parte la poco elegante bacchettata ai Revisori dei Conti (due su tre confermati, più i recenti nuovi di nomina CONI), il lavoro sul bilancio nei primi 6 mesi è stato ovviamente importante, come sempre quando c’è un’eredità. Diamo per scontato che ogni euro sia giustificato, anche se di pubblico si è visto poco, ed è giusto così: non serve una casa di vetro, bastano le normali garanzie previste dalle regole. Le risorse CONI, al contrario delle previsioni, sono aumentate e si sono stabilizzate. Attendiamo gli sviluppi più che fiduciosi: in campo amministrativo la trasparenza non è un optional, è un dovere.

7) Le risorse. Una Federazione rispettata e rispettosa sarà probabilmente in grado, utilizzando le necessarie risorse professionali, di ottenere maggiori aiuti da partner coinvolti, amici della FIV, che a loro volta saranno stimolati a spingere i progetti con la loro comunicazione; qui parlo proprio per esperienza vissuta.

--> Credo che la FIV fosse già ben rispettata e rispettosa, grazie soprattutto alla straordinaria opera quotidiana in tutta Italia di Circoli, Istruttori, Giudici, Stazzatori, Classi, dirigenti locali e singoli velisti che formano una straordinaria famiglia. Purtroppo alcuni grandi e grandissimi ci hanno lasciato proprio in questi mesi. Quanto al Nuovo che avanza: di partner e di amici non se ne sono visti (se non per la Volvo Ocean Race, a quanto pare), ma diamo tempo al tempo. Sono – sinceramente - sicuro che in questo campo Carlo Croce abbia le capacità e le conoscenze per riuscire al massimo. Saranno “partnership del presidente”, ma già dal prossimo autunno (la stagione in cui le aziende scelgono le proprie strategie) dovranno esserci delle novità importanti. Io dico Forza Carlo!

8) I giovani e il percorso: deve essere questo il massimo focus della nostra attenzione. Completare in modo concreto e capillare la buona iniziativa nelle scuole coordinando il lavoro che faranno poi i Circoli cui spetta massima responsabilità e delega, valutandone con molta precisione i risultati; il prestigio federale in sede politica dovrà essere il motore per spingere questo movimento.

--> Se ci leggiamo le linee guida del progetto Under 16, i passi avanti sono stati molti. Se invece guardiamo al progetto Velascuola, checchè se ne dica a me pare che si sia messo un po’ in sordina.

9) Al centro assoluto della nostra “mission” c’è la squadra Olimpica. Dovremmo anche qui essere subito chiarissimi, scegliere subito il sistema: o scelta americana, cioè selezioni secche all’estremo, o scelta inglese cioè assoluta discrezionalità. Se saremo attrezzati potremo essere utili, il gruppo di tecnici, velai, esperti di meteo, psicologi dovrà essere di grande qualità e lealtà. Al vertice di questa struttura una/due persone di massima correttezza (in primis) competenza tecnica e managerialità dimostrata in mare e nel lavoro. I nomi? Alcuni li ho in testa, per ora mi sembra prematuro proporli.

--> La preparazione olimpica per ora è cambiata poco, nei nomi e nei programmi. E’ stato detto e ridetto che questo è un anno di transizione e quindi non sarebbe giusto commentare che non si sono visti i manager, gli esperti meteo o gli psicologi: credo (e ancor più spero) che le vere novità le vedremo dal 2010. Per me Luca e Paolo sono anche una garanzia di continuità con tutto il buono (e vi assicuro che non è poco) che già c’è nella vela olimpica azzurra in termini di atleti, mezzi, cultura e professionalità. Del resto medaglie e podi sono puntualmente arrivati anche quest’anno. Saranno loro, gli uomini e le donne che vengono dal passato, a dover mediare con le voglie e le idee del “sognatore”, spesso sospese tra utopia e competenza approssimativa. Ma insieme si può fare.

C - (14 dicembre - assemblea) Intervento di insediamento

10) Le Zone vanno utilizzate per per quello che devono dare e che puo’ essere moltissimo. Credo che la federazione penserà a un modo per aiutarle, un sistema obiettivo basato su parametri precisi. Tante volte le zone lamentano di non ottenere le risposte che vorrebbero nei tempi giusti: credo che metteremo una persona apposta per prestare orecchio alle zone, anzi l’abbiamo già individuata e la proporrò al Consiglio, le Zone sono la nostra rete e da lì dobbiamo partire.

--> Su questo concetto la Nuova FIV sta procedendo assai velocemente: le Zone sono sollecitatissime, certi presidenti sono quasi in trance, le riunioni della Consulta sono più di quelle del Consiglio, le novità sono tante e le aspettative si stanno materializzando. Ma allo stesso tempo cresce il timore di un futuro (quanto prossimo?) accorpamento delle Zone, il cui numero sarebbe ridotto di almeno la metà. Intanto l’incarico ad-personam suscita molti dubbi, non trova il supporto CONI e resta in parcheggio.

11) L’altra mia idea fissa è quella dei centri federali. Secondo me il CPO di Livorno ha sempre lasciati dei buoni ricordi in chi l’abbia praticato. Credo che se ne possano cercare altri. I soldi non ci sono e il tempo non c’è. Quindi ci vuole grande flessibilità, andare a cercare in tutte le Zone dove ci sono strutture abbandonate che possono essere recuperate: nel solo ultimo mese già almeno tre potenziali centri federali zonali mi sono stati portati, come possibilità già per il 2009.

--> Altro campo sul quale si procede secondo schemi verticistici: il presidente ha scelto il suo manager di fiducia e gli ha dato via libera ben prima della relativa delibera del CF. Ma tant’è: la missione è decisiva, speriamo riesca, diamogli anzi una mano ciascuno per il suo. Da fugare ogni residuo dubbio su regole chiare e trasparenti. E il 2009 “possibile” è sfumato.

12) Il percorso di un bambino inglese che si avvicina alla vela agonistica è molto preciso: a che età puoi fare questo o quello. Se vinci a livello zonale ti mandano al livello superiore e così via. Va sicuramente recuperato il livello zonale, se vinci vai all’interzonale, poi ti mando alla nazionale. A questa età tu devi cambiare strada e ti darò queste possibilità. Quindi aiutare tante famiglie che dopo l’Optimist non sanno cosa fare e che vanno aiutate, anche questo è un lavoro che faremo insieme alle Zone.

--> Parole un po’ confuse, ma c’è dentro l’idea del nuovo piano strategico e del progetto giovanile, anzi Youth visto che dichiaratamente attingiamo dagli inglesi. La navicella federale va a tutta birra si questo tema, e non mi pare coinvolga abbastanza le strutture territoriali, nella loro totalità. E’ un altro esempio della procedura verticistica, a encicliche e dogmi. I quali, anche se giusti, restano privi di comunicazione, dialogo e arricchimento e finiscono così per impoverirsi.

13) Avremo una persona a Roma, perché la FIV è a Genova ma a Roma c’è tutto, Istituzioni, CONI, federazioni, forze armate. Questa persona sarà responsabile del rapporto con le leghe, dove credo indispensabile una azione comune per evitare la dispersione di energie: loro fanno il nostro stesso percorso per portare i bambini nelle scuole come noi lo facciamo per conto nostro, se riuniamo queste due cose otterremo molto di più. Roberto Baggioni è la persona che si è offerta per fare questo lavoro e lo ringrazio, sarà la nostra antenna a Roma.

--> Detto e fatto. L’Ammiraglio Baggioni si è insediato e ha lavorato da subito. Dalle parole ai fatti in questo caso velocemente e senza ostacoli. Con quali risultati si vedrà: di certo i gruppi sportivi militari sono tenuti in grande considerazione, c’è almeno un tentativo di coordinarne le attività con le esigenze FIV che prima era più estemporaneo, si sono aggiunte le Fiamme Oro e c’è un fermento positivo. Eppure non pochi storcono il naso: per la provenienza LNI dell’Ammiraglio e ancor più perché il suo è un “ministero” senza troppe regole e risponde direttamente al presidente, pur non essendo consigliere federale. Sulla dispersione di energie, mi permetto di dissentire: FIV e Lega Navale hanno cent'anni di storia ciascuna e sempre hanno seguito percorsi simili ma con differenze chiare, di carattere storico, culturale e tecnico. L'idea che due percorsi siano uguali e che pertanto vadano "riuniti" è riduttiva, e le sue conseguenze pericolose. Per la FIV ma anche per la LNI.

14) Spero di arrivare alla fine di questo compito e spero tra quattro anni di passare la federazione a qualcuno di più giovane, e che sia una federazione leggera, agile, funzionale, non un ente molto pesante. Penso anche a una riduzione del mandato, come per il presidente che io condivido, anche per i consiglieri: non c’è ragione per cui uno debba stare 35 anni seduto in consiglio federale.

--> L’assemblea tributò un convinto applauso a questo passaggio. Ma l’idea di un Croce di passaggio volante non convince. Tra l’altro di successori “più giovani” credibili, in giro, non ve ne sono, o si nascondono bene. Quanto alla FIV più leggera (come vedete certi concetti tornano sempre, in ogni intervento), Croce per primo si è scontrato con l’evidenza: l’ente è al centro di un vasto movimento ed è difficile immaginare di trasformare un elefante in una ballerina con un colpo di bacchetta magica. E prima ancora: non sarebbe il caso che il presidente stesso – una volta per tutte – spiegasse come immagina la cura dimagrante della federazione? Cosa taglierebbe e perché?

D - (8 gennaio 2009) Intervento di apertura al primo Consiglio Federale

15) Una profonda riforma del sistema elettorale, l’attuale prevede giornate francamente ripugnanti come quella surreale del 13 dicembre. Non intendo accettare che si ripeta dunque provvederemo a presentare entro 1 anno una proposta che consenta di evitare i voti di scambio. La base deve percepire che arrivare al consiglio è possibile.

--> Il presidente dice di voler restare solo quattro anni per poi lasciare una FIV leggera e agile a uno più giovane di lui, in queste parole esprime tutta la sua visione personale della federazione. Un ente pesante, un mostro burocratico. E peggio: un ambiente poco trasparente dove avvengono cose poco chiare e poco leali. Nei miei 15 anni in FIV, onestamente, non ho visto questo torbido, tutt’altro, forse solo un po’ di confusione. Vorrei chiedere al presidente da chi ha avuto questo quadretto desolante, da terzo mondo. Insieme ad altri interrogativi che pongo anche a voi: può essere “ripugnante” e “surreale” la giornata in cui si diventa presidente federale? Il vituperato “voto di scambio” (che per inciso in Italia è un reato quando è politico-mafioso, ai sensi dell’articolo 416ter del Codice Penale) non è forse stato attuato anche dallo schieramento risultato vincitore? La base oggi percepisce come impossibile arrivare al Consiglio?

16) Una riduzione del numero dei consiglieri federali: il consigliere vorrei avesse un ruolo politico generale oltre al suo settore dato che gli interessi di zona devono essere portati dai presidenti di zona. Sembra evidente ma non è così. Un consiglio più piccolo, un consiglio di presidenza più piccolo, ridurremo i costi, saremo meno criticati dalla base, sarà più agile il dibattito, le persone saranno più coinvolte. Quindi forse 5-6 consiglieri, frutto di macro-aree... E durata massima 2 mandati come per il presidente.

--> La stessa base come percepirà l’accessibilità al nuovo Consiglio, ridotto nel numero di consiglieri, come ridotte saranno le Zone? Sarà più facile arrivare in Consiglio? O sarà più facile determinare a tavolino con accordi politici e quindi “di scambio”, la composizione del Governo federale? La madre di tutte le riforme, quella allo Statuto, non può passare con la logica dell’ennesima enciclica. Su questo punto si gioca gran parte del futuro della nostra federazione, se vuole ancora essere l’ente di riferimento per l’intero mondo della vela, dalla sua promozione, alla comunicazione, al diporto, ai rapporti con l’industria, e con i grandi eventi sportivi e agonistici come vetta della propria attività.

17) Ridurre gli ODG del consiglio all’osso per consentire di parlare solo delle cose importanti. Le decisioni di segreteria e burocratiche via teleconferenza. Affiderò questo programma alla regia di Briante, chi avrà idee si faccia avanti, questo è da me molto auspicato. Spero che Briante porti queste proposte all’approvazione eventuale del consiglio entro 1 anno, naturalmente nel limite delle norme CONI.

--> Dalle parole ai fatti: gli ordini del giorno ridotti sono durati poco, perché troppa è la carne al fuoco. Teleconferenze poche e mal riuscite. In compenso il presidente è nel suo ufficio tutti i giorni, quindi chi vuole riunirsi con lui puo’ trovarlo con una certa facilità. Ed è molto disponibile.
Il “programma” affidato al regista Briante è la riforma statutaria cui accenavamo sopra. Doppia ragione per accendere non solo i riflettori, ma anche le cellule fotoelettriche, i bengala, i fari e già che ci siamo tutti i mezzi di comunicazione. Proprio quelli che la Nuova FIV sembra far di tutto per tenere spenti o allineati.

18) Ridurre al massimo i gruppi di lavoro, sono troppo onerosi. Anche qui chi ha proposte o idee le comunichi. Dobbiamo alleggerire l’odiosa e pesante macchina federale. Lo chiedono tutti.

--> Onore al merito. Riforma annunciata e realizzata immediatamente, nel nome del risparmio, principale preoccupazione dei primi mesi. Ma sull’altare del risparmio, si è colta l’occasione per smagrire quella che (con parole che mettono a nudo per l’ennesima volta la considerazione negativa dell’ente) è considerata una “odiosa” e pesante macchina. Così da 140 persone coinvolte nei GDL e nelle Commissioni del quadriennio precedente, siamo oggi a 20, cui vanno però aggiunti i consiglieri e i doppi incarichi. In totale il taglio di persone è di circa 70 (vedere il post sull’argomento del 5 aprile scorso, a questo link: http://lamiafedervela.blogspot.com/2009_04_05_archive.html), ma la rinuncia in termini di aree di approfondimento, esperti e consulenti, e quindi ricerca e circolazione delle idee, è ben più pesante. Resta poi da chiedersi chi fossero i “tutti” che chiedevano questa riduzione. Perché oggi, dai presidenti di Zone in giù, la maggior parte degli intervistati non è affatto favorevole al taglio selvaggio degli organismi consultivi.

19) Una nuova immagine darà della FIV un prodotto migliore, più interessante anche per i partners. I contratti attuali con gli sponsor sono adeguati a un prodotto “B”, proviamo a diventare “A” poi andremo a discutere. Sarà un percorso lunghissimo.

--> Più che lunghissimo il percorso rischia di diventare infinito, vista la partenza della Nuova FIV in tema di Comunicazione. A parte i bravi professionisti incaricati, come si può pensare di ridefinire l’immagine della FIV senza un progetto, un piano comunicazione, l’individuazione e il potenziamento dei propri mezzi di comunicazione, vecchi e nuovi? Dalle parole ai fatti, caro presidente, in tema di Comunicazione è avvenuto il contrario di quanto da lei vagheggiato. Questo fa temere anche per la riuscita della campagna d’autunno nella ricerca di sponsor, per la quale facciamo tutti il tifo.


(Passato e presente: l'ultima riunione del Consiglio di Presidenza FIV 2005-2008, nel settembre dello scorso anno a Cervia. Da sinistra in alto: Antonio Micillo (segretario generale, dimissionario), Angelo Insabato (consigliere di presidenza, confermato),
Gianni Paulucci (vice presidente non rieletto per ritiro della candidatura), Gianfranco Busatti (vice presidente vicario, non rieletto), Francesco Ettorre (consigliere di presidenza, confermato), Emanuela Sossi (consigliera di presidenza, non rieletta), Domenico Guidotti (consigliere di presidenza, non rieletto). Seduti: Alessandra Sensini (argento RSX, da consigliera di presidenza a vice presidente federale), Sergio Gaibisso (presidente, ha ritirato la sua candidatura nel corso della assemblee zonali), Diego Romero (bronzo Laser, fuori rosa dalla squadra azzurra, si propone come coach e tiene corsi di perfezionamento con l'Assolaser), Paolo Ghione (tecnico federale e allenatore del windsurf, è diventato co-direttore tecnico della squadra olimpica)

2010: Coppa nel Golfo con Catagiganti a Motore!




La fantascienza cinematografica non è riuscita a prevedere o immaginare il futuro quanto lo strepitoso mondo dello yachting, strattonato dall’epico scontro tra Larry & Ernesto. Altro che 1999 Fuga da New York. Lo scenario del titolo è più che reale. BMW Oracle sta costruendo il suo catamarano-fotocopia di Alinghi 5, lo chiamerà una volta per tutte USA, in un sussulto d’orgoglio per tentare di riconquistare gli americani alla causa, e contando sul fatto che la location sarà – emotivamente e militarmente parlando – molto coinvolgente per i suoi concittadini. La parte terminare del Golfo Persico, in prossimità dello Stretto di Hormuz, davanti al sultanato di Ra’s al Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti, soldi a palate e vento sotto controllo (salvo, si dice, qualche improvvisa tempesta: che divertente sarebbe). A nord c’è l’Iran di Ahmadinejad, intorno l’Arabia Saudita, poco lontano Dubai e Abu Dhabi. Entrambi i catamarani-fotocopia useranno motori diesel sempre accesi durante le regate (come già accade ad Alfa Romeo e agli altri maxi “velici” di ultima generazione) per azionare i computer di bordo (responsabili di tutti i controlli, a cominciare dai sensori a fibre ottiche che monitorano i carichi sulle strutture). Come un Boeing 727, USA e Alinghi 5 saranno mostri guidati dai computer, e l’equipaggio avrà limitati compiti di controllo. Forse distribuiranno bevande, o magari mostreranno le uscite più vicine a voi. Prego allacciare le cinture.

DICA 33: AGENDA DEI PROSSIMI GIORNI DI COPPA
- La Corte nell’ultima sentenza ha stabilito che il Deed of Gift non vieta l’uso di motori o tecnologie come ballast. Questo autorizza definitivamente le apparecchiature montate su Alinghi 5. Soddisfatti gli svizzeri, mentre Tom Ehman dice “è un giorno triste per l’America’s Cup”.

- Il 6 agosto Alinghi annuncerà la località della Coppa numero 33, anticipata ieri dal giornalista inglese Stuart Alexander, coppamerichista della prima ora, e individuata a Ra’s al Khaimah, negli Emirati. Qui un sultano avrebbe convinto Bertarelli a suon di petrodollari.

- Il 7 agosto Alinghi 5 vola sulle Alpi, valica il San Bernardo allacciata a un elicottero russo e atterra a Genova nell’area che di solito ospita la Vela al Salone Nautico Internazionale di ottobre. Facile immaginare il delirio in città, le feste, il can-can. Lo Yacht Club Italiano di Carlo Croce sarà la base dell’equipaggio svizzero. Che in tutto questo trambusto dovrebbe anche “allenarsi”.

- Il 10 agosto la giudice Shirley Kornreich ha convocato un’altra udienza alla Corte di New York, alle 14. Dovrebbe chiarire il significato della frase “prima possibile”, legata alla consegna del “Custom House Registry”, il certificato rilasciato dagli organismi USA e contenente alcune informazioni-base sull’imbarcazione. Alinghi lo chiede a gran voce, BOR traccheggia e si prende tutto il tempo. Il trimarano di 90 piedi BOR90 varato oltre un anno fa sembra già un dinosauro di un’altra era, e oggi il team del Golden Gate Yacht Club rischierebbe persino la squalifica se volesse riutilizzarlo, proprio per il ritardo nel fornire il certificato. Mentre se il nuovo Ellison-Cat è in costruzione (come tutto lascia supporre), il team americano è nel pieno diritto di attendere il CHR per poi girarlo ad Alinghi. Do you understand?

Il link diretto al documento ufficiale con la sentenza completa: http://scuttlebutteurope.com/pdf/090730_Kornreich_Order.pdf

Lettori fissi